Nel corso della riunione ripete per tre volte che «se qualcuno ha avuto gli arretrati gli verranno richiesti indietro». A fine riunione esce e al consigliere Luigi Cola confessa: «Questi sono dei delinquenti, dei delinquenti. Bisognerebbe trovare qualcosa per denunciarli». Innanzitutto il soggetto: Massimiliano Costa, vice presidente della Regione Liguria, assessore alle Politiche sociali. Loggetto: i disabili, lassociazione di disabili «Nuova Ansiie Onlus», che aveva chiesto e ottenuto un confronto con i capigruppo del consiglio regionale per protestare contro la «strana» distribuzione dei contributi per la non autosufficienza.
Massimiliano Costa sbotta, perde la testa. Claudio Montaldo (Pd), assessore alla Sanità, e Alessio Saso (An), presidente della commissione Controlli, correggono il tiro e annunciano che largomento verrà trattato e approfondito nella prossima riunione. Insomma, lassociazione dei disabili qualcosa di vero lo dice. Il problema cè, è reale. E riguarda, per famiglie con disabili o anziani non autosufficienti a carico, un contributo indispensabile per andare avanti. Lo aveva istituito una legge regionale del 2006, sarebbe stato versato a partire dal 2007, e il 3 marzo 2008 è già stato corretto dallo stesso assessore Costa con una nuova delibera. Il fatto è che sulla base della legge del 2006 dovevano essere erogati i contributi alle famiglie che ne avevano diritto. A qualcuno, sostiene lassociazione, sono stati pagati. Anzi, sono stati dati anche gli arretrati delle mensilità precedenti. Mario Gabriele, il presidente della «Nuova Ansiie» usa frasi forti, attacca, alza la voce. Costa ribatte, scuote la testa. Entrambi finiscono a tratti per dire la stessa cosa senza capirsi. Ma alla fine un dato emerge incontestabile: è vero, i fondi per disabili sono finiti. A qualcuno sono state pagate le mensilità con gli arretrati, a qualcun altro è stato detto che gli arretrati non sono «esigibili», che la legge non lo permette. «È così - conferma Costa -. Non possono essere pagati, se a qualcuno sono stati pagati, ce li faremo restituire». Facile immaginare la reazione di quelle famiglie con disabili e anziani non autosufficienti che quei fondi li hanno presi, ma soprattutto già spesi per necessità.
Più tardi, a mente tiepida, anche Costa ci ripensa e dice che «se un errore è stato fatto non si può continuare a ripeterlo». Cosa un po diversa da quella triplice minaccia: «Ci ridarete i soldi». Quello che non cambia è il clima, di scontro, tra la Regione e in particolare il vicepresidente Costa, e le famiglie dei disabili della «Nuova Ansiie». «In Liguria cè la Consulta per i disabili e cè il Corel che riuniscono queste associazioni - attacca Costa -. Sono 41 associazioni che aderiscono a uno di questi due soggetti. LAnsiie è lunica rimasta fuori. Ci sarà un motivo. Ci sarà un motivo se sono gli unici oggi qui». Laccusa dellAnsiie è speculare: «Ci sarà un motivo se a molte famiglie i contributi sono stati pagati e con gli arretrati, mentre a molti no - attacca Mario Gabriele -. Riteniamo anche falsate le graduatorie. Avevamo chiesto di alzare il livello minimo Isee, lindicatore sulla cui base viene riconosciuto il diritto ai contributi, invece hanno abbassato quello massimo a 20mila euro. E non si tratta di reddito vero, ma di un indicatore di reddito, che non permette neppure di detrarre dal coefficiente le spese sostenute per lassistenza ai disabili». Polemiche roventi che vanno in scena di fronte a ragazzi in carrozzina, bambini con gravi problemi che insieme ai loro genitori sono presenti allincontro. Neppure questo smorza i toni. Nicola Abbundo (Pdl) accetta che la commissione Controlli si occupi del caso ma chiede che lerrore sia sanato da chi ne è responsabile, cioè dallamministrazione regionale. E non a discapito dei disabili. Il confronto ferma i lavori del consiglio per oltre unora e poi porta la polemica dentro laula, mentre ormai si discute daltro. Massimiliano Costa non ripete più che si tratta di «delinquenti» e che «bisognerebbe trovare qualcosa per denunciarli», ma ripete il concetto: «È solo sporca strumentalizzazione elettorale».
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