Laura Gigliotti
Il 2 giugno di 100 anni fa nasceva a Venezia il celebre architetto Carlo Scarpa. È solo dopo la sua morte, nel 1978 in Giappone per un incidente automobilistico, che in Italia una schiera di ammiratori comincia a disegnare alla sua maniera, tanto da finire per consumare la sua immagine e il suo segno. E per un po di tempo di Scarpa non si parla più. Fino a quando cinque anni fa lacquisto del suo archivio (quasi 34mila disegni, schizzi, foto, audiovisivi, spezzoni di filmati, oggetti vari), riaccende i riflettori su questo architetto solitario, legato al processo artistico, attento al dettaglio, alla qualità dei materiali, alla luce. È unabitazione privata lunica opera di Carlo Scarpa a Roma, Casa De Benedetti a via Salaria, vicino a Villa Ada, costruita negli anni Sessanta. Ed è proprio al tema dellabitare che è dedicata la mostra romana, aperta fino al 2 luglio al secondo piano del Museo Andersen che al terzo ospita temporaneamente (in attesa del completamento del MAXXI, il museo delle arti del XXI secolo), gli archivi degli architetti italiani del 900, acquistati o donati allo Stato. La mostra «Carlo Scarpa. Disegni mai visti. Lo spazio dellabitare 1931-1963» presenta 50 disegni inediti, relativi a 12 progetti di cui solo tre realizzati, Villa Veritti a Udine, Casa Scatturin e Casa Pellizzari a Venezia. Disegni di grande qualità estetica che indicano come lattività di costruttore di spazi «domestici» si affiancasse a quella allestitiva a Venezia e alla Triennale. Ma anche disegni «enigmatici» in quanto difficili da attribuire e da datare. Si va da interventi minimi, gli arredi della casa Pelzel a Murano a quelli dal carattere «segreto ed elegante» di Casa Asta (poi smantellata) realizzati assieme al pittore Mario Deluigi e presentata su Casa Bella del 32. Per lo stesso committente, lantiquario Asta, Scarpa progetterà anche linterno coloratissimo di uno yacht. La sua riflessione con labitare si confronta con la vita delle persone e con le loro esigenze. Architetto anomalo, veniva dallAccademia di Belle Arti e non aveva una formazione politecnica, Scarpa che riesce a coniugare «distacco e radicamento, modernità e tradizione», non ebbe grandi committenze.
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