I disoccupati crescono Ma l’Italia sta meglio di altri Paesi europei

Si fa sempre più pesante il pedaggio che l’Europa paga alla crisi in termini di posti di lavoro perduti: in Italia, però, la situazione è meno drammatica, perché il numero dei disoccupati, pur aumentando leggermente, resta ampiamente sotto la media della zona euro, attestandosi all’8,9% rispetto all’8,8% di marzo. L’Eurozona ad aprile registra invece l’ennesimo record negativo - 10,1% il tasso di disoccupazione, dopo il 10% registrato a marzo-, il livello più elevato dall’agosto 1998, superiore a quello dell’intera Ue dove la disoccupazione si è attestata al 9,7%. La situazione peggiore si verifica in Francia (10,1%), mentre in Germania si registra un 7,1%. Il picco negativo riguarda invece Lettonia (22,5%), Spagna (19,7%) ed Estonia (19%): tra gli altri Paesi maggiormente colpiti dalla crisi finanziaria, il Portogallo ha fatto registrare un 10,8%, l’Irlanda un 13,2%.
La disoccupazione continua a colpire soprattutto i più giovani, con un tasso del 20% in Eurolandia per gli under 25. Una percentuale che in questo caso sale vertiginosamente in Spagna (40,3%) ma si fa sentire anche in Italia (29,5%). Come ha sottolineato l’altro giorno il governatore di Bankitalia Mario Draghi, infatti, la crisi si fa sentire soprattutto sui giovani, meno protetti da strumenti di welfare e più esposti al rischio di perdere il lavoro per via dei contratti a termine. E il rovescio della medaglia, altrettanto negativo, è il basso tasso di occupazione tra i più anziani: nella fascia di età tra 55 e 64 anni lavorano solo 36 italiani su cento, contro i 46 della media europea. Al contrario, i Paesi dove è maggiore il tasso di occupazione dei “senior“ sono anche quelli dove i giovani lavorano di più: tipico il caso della Germania, dove 56 anziani su cento lavorano e il tasso di occupazione giovanile sfiora il 50%. Anche in Svezia, il Paese europeo con il tasso di occupazione più elevato fra gli “anziani“ - oltre il 70% -, la dinamica è simile: lavora infatti oltre il 42% degli under 25.
Da qui, lo stretto legame fra le due riforme chiave - quella del mercato del lavoro e quella del welfare - richiamato ancora da Draghi: se i giovani che lavorano sono troppo pochi per far fronte agli oneri crescenti di una popolazione che invecchia, sostiene il governatore di Bankitalia, occorre prolungare la vita lavorativa, anche per garantire un tenore di vita adeguato agli anziani di domani. E proprio in questo senso va il collegamento, già deciso a partire dal 2015, tra età minima di pensionamento e variazione della speranza di vita. Ma non è tutto: la disoccupazione giovanile in Italia è «una malattia endemica che non sempre è legata alla congiuntura economica, ma dipende dal cattivo funzionamento della scuola e degli ammortizzatori sociali e dal fatto che si dà più ai padri che ai figli». Così il ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione, Renato Brunetta, ha commentato le statistiche diffuse dall’Istat, aggiungendo che il tasso generale dei senza lavoro ha raggiunto «quasi il picco» e già dal prossimo trimestre potrebbe «stabilizzarsi». Un andamento auspicato anche dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, citando i dati del Csc che danno un rialzo della produzione industriale del 2,4% a maggio. Non solo: sale per la prima volta dopo tre mesi il tasso di occupazione, che si porta al 56,9%. Un dato sottolineato positivamente anche dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «La ripresa alimenta il tasso di disoccupazione ma, in certa misura, anche quello di disoccupazione.

Quest’ultimo, infatti, è influenzato ovviamente dalla difficoltà di trovare un lavoro da parte di coloro che lo cercano ma, in ogni fase di ripartenza dell’economia, una porzione di “scoraggiati” sono incoraggiati ad offrirsi sul mercato del lavoro».

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