Venerdì scorso, pressata da sondaggi sempre più inclementi, la candidata socialista allEliseo Ségolène Royal si era lasciata andare ad affermazioni pesanti. Se il mio avversario Nicolas Sarkozy vincerà, aveva detto, «temo le violenze e le brutalità che si scateneranno nel Paese», in particolare nelle banlieue a suo tempo già teatro di scontri. Per la Royal, quella di Sarkozy sarebbe stata «una candidatura pericolosa in termini di concentrazione di poteri e di bugie».
Sono passati due giorni, sono passate anche le polemiche che avevano seguito quella che a molti è parsa uninaccettabile sponda a quanti volessero reagire con la violenza alla vittoria con mezzi perfettamente democratici del candidato della destra. E le violenze, puntualmente, si sono verificate. Provocazioni contro cittadini che manifestavano la propria soddisfazione per lesito del voto, lanci di pietre contro la polizia, slogan violenti e inquietanti («Sarkò, il popolo avrà la tua pelle»). Oltre naturalmente al classico rappresentato dallincendio di automobili lasciate posteggiate in strada: nella notte successiva al trionfo elettorale di Sarkozy se ne sono contate in tutto 730, cui si aggiungono 78 poliziotti feriti ai quali hanno fatto da contraltare 592 arresti.
Peccato che tutto questo non sia avvenuto se non in parte nelle famigerate periferie multietniche che la signora Royal ha in qualche modo invitato a sollevarsi. No, i disordini più significativi si sono verificati nei centri storici delle città: non solo a Parigi, ma anche a Lione, Tolosa, Marsiglia e Strasburgo, per citare le località più importanti. E che i protagonisti in numerosi casi non siano stati gli immigrati da lei sollecitati, ma francesissimi militanti della gauche più o meno estrema.
Caso emblematico quello di piazza della Bastiglia, luogo tradizionale delle adunate della sinistra parigina dove per domenica sera erano stati organizzati i festeggiamenti per una vittoria che non cè stata. Per un certo tipo di militanti passare dal clima della festa a quello della violenza contro il «pericoloso candidato» diventato nel frattempo presidente è stata cosa naturale. La polizia vigilava e così la faccenda è degenerata, con lanci di lacrimogeni che avranno indotto i più faziosi a ritenere che i «ragazzi delle banlieue» avessero ragione a definire Nicolas Sarkozy «il candidato della polizia».
Tipico anche un altro episodio accaduto ieri nella stessa piazza. Circa 200 giovani, in prevalenza liceali, si sono riuniti nel primo pomeriggio e approfittando dellassenza delle forze dellordine hanno bloccato le strade con barriere metalliche o sedendosi sulla carreggiata.
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