I documenti top-secret finiscono sul web

LondraScotland Yard di nuovo nella bufera. Per un errore grossolano ieri il capo dell’anti-terrorismo di quella che un tempo era considerata la polizia migliore del mondo è stato costretto a rassegnare le dimissioni gettando alle ortiche una prestigiosa carriera. Il caso è scoppiato ieri quando l’Assistant Commissioner Bob Quick si è recato al numero 10 di Downing Street per un importante incontro con il primo ministro Gordon Brown e il ministro degli Interni Jacqui Smith per discutere di un’azione antiterrorismo che avrebbe dovuto scattare a breve e sulla quale la polizia stava lavorando da mesi.
È stato a quel punto che Quick ha commesso un errore imperdonabile, indegno perfino dell’ultimo arrivato. Scendendo dall’auto di servizio si è lasciato riprendere da giornalisti e fotografi con un grosso fascicolo di documenti riservati sotto il braccio il cui contenuto era ben visibile. Chiunque avrebbe potuto leggere informazioni importanti relative all’imminente operazione di sicurezza denominata in codice “Pathway”. Il tutto è finito immediatamente sui siti dei giornali online di mezzo mondo, costringendo Londra ad anticipare l’azione prevista per le prime ore del mattino del giorno dopo e provocando le dimissioni dello stesso Quick. Tra le informazioni facilmente carpite dai fotografi figuravano tra le altre cose, le strategie per lo smantellamento delle cellule terroristiche di Al Qaida, modi e tempi dell’intervento, perfino i nomi dei poliziotti coinvolti nell’operazione. Sono poi state diffuse anche le direttive relative alle comunicazioni con i media una volta conclusi gli arresti.
L’operazione “Pathway” è così scattata in fretta e furia nel primo pomeriggio perché a quel punto la polizia temeva che il risultato finale potesse venir compromesso e che l’attacco potesse aver luogo prima del previsto. Sebbene i servizi segreti non abbiano ancora precisato quali fossero gli obiettivi scelti dai terroristi, sembra che il piano per un attentato su larga scala fosse ormai giunto al suo stadio finale. Nei raid effettuati a Manchester, Liverpool e Clitheroe, nel Lancashire, sono stati arrestati dodici sospetti, 11 studenti pachistani ed uno britannico, tutti presunti terroristi legati ad Al Qaida, di età compresa tra i 17 e i 41 anni.
Il parziale “successo” dell’operazione non ha però salvato la testa di mister Quick che ieri si è scusato ufficialmente per quanto accaduto e ha presentato la lettera di dimissioni sul tavolo del sindaco di Londra Boris Johnson. Il quale non ha potuto che ringraziare il capo dell’antiterrorismo per il lavoro svolto finora e prendere atto, seppur con grande tristezza e rammarico, della sua decisione. Inevitabile del resto, visto la leggerezza commessa. «Quello che è accaduto ieri è una di quelle azioni che mettono a rischio la vita delle persone – ha commentato il corrispondente per gli affari interni della Bbc, Daniel Sanford – non solo per il fatto che si è dovuto anticipare un’operazione pianificata in un altro momento, ma soprattutto per le modalità con cui è stata effettuata. Di solito i sospetti terroristi si arrestano all’interno delle loro abitazioni quando l’edificio è completamente circondato dagli agenti. Nelle immagini di quest’ultima azione, invece, si vede che la gente è stata arrestata all’esterno, nei negozi e per la strada. E se la polizia avesse dovuto aprire il fuoco che cosa sarebbe successo? – si chiede legittimamente il giornalista – Dove avrebbero potuto finire le pallottole?».
Il capo dell’antiterrorismo era già finito al centro di un altro caso poiché si era reso responsabile di una perquisizione e dell’arresto senza mandato del parlamentare conservatore Damian Green nell’ambito di un’indagine relativa ad una fuga di notizie nel ministero degli Interni.

Nella nota stampa che ha accompagnato le sue dimissioni Quick afferma di rendersi perfettamente conto di aver messo a repentaglio l’esito di un’operazione di grande importanza, ma le sue scuse non sono bastate ad evitargli le critiche dell’opinione pubblica e del mondo politico.

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