Massimiliano Scafi
da Roma
No, non è solo un «attacco ai bilanci dei comuni amministrati dal centrosinistra», come dicono i verdi, e nemmeno soltanto un «privilegio concesso nel tentativo di avere un appoggio elettorale», come sostengono i socialisti, e neanche un «gioco di sponda tra Cdl e Cei», come dichiara il senatore del Pdci Gianfranco Pagliarulo, o «uno scambio di favori», come afferma Lanfranco Turci, capogruppo della Quercia in commissione Finanze. No, per Gavino Angius, presidente dei senatori Ds, il decreto che esenta la Chiesa dal pagare lIci anche sugli immobili adibiti a scopi commerciali, è «un altro dei regali che il centrodestra ha fatto in questi anni alla Cei, il cui impegno si segnala, pure stavolta, non solo in quanto volto alla salvezza delle anime, ma anche ad affari economici, bancari e immobiliari molto terreni».
Toni duri, parole forti, pronunciate proprio mentre Piero Fassino dice di «riconoscersi delle frasi del Papa sulla laicità dello Stato» e che rischiano adesso di scavare un solco tra la sinistra e la Santa Sede. Prima il referendum, poi i Pacs, ora lIci. «È molto chiaro - insiste infatti Angius - che sta insorgendo nel nostro Paese una questione vaticana che va affrontata e discussa apertamente e senza infingimenti e ipocrisie, perché investe la salvaguardia di principi di libertà, di coesione sociale, di laicità dello Stato che stanno a fondamento della democrazia e dellunità dItalia». Il capogruppo diessino a Palazzo Madama non attacca la Chiesa in quanto tale. «La fede religiosa è intangibile - spiega - e non centra nulla. Casomai centra qualche promessa elettorale». Il suo bersaglio sono i vescovi. «Tutto ciò - incalza - avviene mentre la Conferenza episcopale, chiedendo di non votare i cittadini italiani abortisti, commette unintimidazione». Conclusione: «Non c'è molto da dire sull'oscurantismo e sulla repressione civile e culturale che teorie simili significano. La commistione tra fede e politica, sino a prefigurare nella visione della Cei la costruzione di uno Stato confessionale, cioè piegato alla morale esclusiva della Chiesa, è qualcosa che contrasta con la Costituzione repubblicana e con il Concordato».
Solo una voce, autorevole, ma isolata? O è il segnale di un aggiustamento di rotta nel Botteghino? In realtà, anche se con parole meno pesanti, sono in molti nellUnione a criticare il provvedimento. Secondo Paolo Brutti, capogruppo Ds in commissione Lavori pubblici, «ora si aprirà una voragine nei conti dei Comuni». Enrico Morando, leader dellala liberal della Quercia, calcola in «cinque milioni di euro lanno» il danno per il solo Campidoglio. Lanfranco Turci parla di «favore alle gerarchie cattoliche». «Finora - dice - comè giusto i luoghi di culto sono stati esentati dallIci: ma non cè ragione perché questo riguardi anche gli esercizi commerciali. Il governo sostiene che si tratta di una norma interpretativa, in realtà la Cassazione ha già stabilito che gli immobili commerciali non possono rientrare nellesenzione. Tra laltro, è una norma scoperta dal punto di vista finanziario perché non prevede alcuna compensazione per il mancato gettito».
Per Roberto Villetti, Sdi, «si tratta di un privilegio senza fondamento». «Il rispetto nei confronti della Chiesa - dice - non può tradursi in favori che contrastano il nostro ordinamento. Il centrodestra fa queste concessioni solo per avere un appoggio politico. Non si capisce perché la Chiesa non debba pagare lIci, a differenza di qualsiasi altro contribuente, comprese altre istituzioni religiose di confessione diversa da quella cattolica».
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