da Roma
Quello che si poteva dire, è già stato detto. Quello che si dovrebbe dire, in pochi possono dirlo. Sarà per questo, forse, che la segreteria ds tenutasi ieri mattina al Botteghino, come tutti i martedì, sè tenuta alla larga dai casi che stanno squassando il mondo della finanza. Per ora quelli.
Daltronde i giochi Unipol e Bankitalia, che a ogni passo minacciano di mescolarsi in un perverso intreccio, si fanno altrove. Prova ne sia che ieri il personaggio più di spicco della Quercia, il presidente DAlema, era a Strasburgo e non al Botteghino. Gli altri, riuniti attorno a Fassino, si sono dedicati alle tecniche elettorali: argomento che in un momento del genere è potuto persino sembrare relax divertente. La consegna del silenzio è decisa da tempo. «Certo non è a questo tavolo che si sarebbe potuto discettare di Consorte, Fiorani e compagnia bella», si osserva. Il capo ufficio stampa ds, Gianni Giovannetti, sottolinea che «i Ds non hanno da dire nulla visto che in queste ore si parla di cose note già da un mese e che, guarda caso, vengono riprese a pochi giorni dalla decisione di Bankitalia sullOpa Unipol».
La tesi del complotto, lanciata soffusamente da DAlema qualche giorno fa pare non aver convinto il gruppo fassiniano. Troppo delicata è la situazione, per prendere alcun partito. Ci vuole un leader fuori dalla segreteria, Cesare Salvi, per una parola saggia.
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