I due amici inghiottiti dal fiume La tragedia di Angelo e Luigi

nostro inviato a Taceno (Lecco)

«Nooo! Un'altra volta no». Mamma Cinzia urla in lacrime, le mani nei capelli e il cuore spezzato dal dolore. «Ancora a me. Perché? Un’altra disgrazia. Dopo mio papà, mio figlio. È tutto come quattordici anni fa». Si dispera questa madre di tre figli, il più grande che lotta fra la vita e la morte in un letto d’ospedale, dopo che è precipitato, insieme a un amico, nel canyon di questo torrente gonfio d’acqua che dalla Valsassina rotola violento verso il lago di Como.
Cinzia Sala fa l’insegnante, conosce uno a uno tutti i bimbi di Taceno, abitanti 535. Una donna mutilata dal dolore, riavvolge i fotogrammi di un film che la vita l’ha costretta a rivedere due volte. La prima esattamente 14 anni fa. E anche allora lo stesso teatro: il torrente Pioverna, che scorre con le sue cascate fra Taceno e Bellano, nel Lecchese; sempre lo stesso luogo, il «Säss del can», dove era scivolato e morto suo papà, sceso dai tornanti della strada provinciale su uno spuntone di roccia per pescare.
Quattordici anno dopo, una domenica pomeriggio d'agosto, la storia si ripete. Come una maledizione. Suo figlio Luigi è venuto, in mezzo a questi boschi, a caccia di funghi. Conosce i posti come le sue tasche. Sa che è pericoloso, ma alla mamma, uscendo di casa, dice che starà attento: «Non ti preoccupare. Torno prima di cena. Ti porto i porcini, così cucini il risotto». È sicuro di sé. E invece l'incidente è una fotocopia drammatica di quanto successe al nonno. Luigi, («Ha ereditato il nome perché mio padre è morto che ero incinta»), si è fracassato sulle rocce, in una gola di pareti a strapiombo, dopo un volo di 50-60 metri, circondato da una vegetazione tanto fitta che pare una giungla, in un angolo di montagna dove il silenzio è spezzato soltanto dal fragore dei salti dell'acqua sui massi.
Assieme a Luigi Pasini, studente, con una passione per i murales che voleva coltivare dopo la terza media al liceo artistico, c’era l’amico inseparabile, il compagno di avventure, Angelo Dell'Oro, 16 anni, innamorato dei motori, studente di meccanica in un istituto tecnico. Lui non ce l’ha fatta. La caduta è stata fatale. E adesso davanti all'obitorio di Lecco, c’è suo padre Roberto, di mestiere autotrasportatore, che, dopo la notte più lunga della sua vita, piange e non si dà pace: «Il mio Angelo è volato in cielo». Mentre a casa, lassù a Taceno, il sindaco del minuscolo paese, prova a consolare una mamma Elena, due figlie e un pugno di parenti distrutti dal dolore.
Ieri c’era un silenzio diverso da quello solito, quello della montagna, tra questo grappolo di chalet e case coloniche con i tetti spioventi, un paese aggrappato alle pendici della Grigna, un’oasi di montagna elegante e ordinata che «ad agosto è invasa da centinaia di villeggianti milanesi, che hanno qui le seconde case, ma che conta poco più di 500 residenti, dove tutti sanno tutto di tutti», scandiscono al bar trattoria «Colibrì», di fronte al municipio, una sorta di ombelico del paese. «E infatti anche domenica mattina - dice il titolare Gianfranco Uberti, da dietro il bancone - saranno state le 6, Angelo e Luigi erano seduti a quel tavolino là a fare colazione. Mi hanno detto che andavano a funghi, ma non mi hanno confidato dove. A sapere che andavano lì, sul Pioverna, glielo avrei sconsigliato. Perché? Quello è un luogo maledetto. Pericolosissimo. Una distrazione e sei finito».
Al mattino i due ragazzini, in compagnia di un amico più piccolo, avevano però fatto marcia indietro. Non si erano che fidati. Il punto scelto per la discesa gli era parso un azzardo eccessivo. Ma dopo pranzo, Angelo e Luigi ci hanno riprovato. Si sono lasciati il paese alle spalle in sella ai motorino. Poi hanno trovato il coraggio di scalare verso il basso questo budello di roccia a cielo aperto, con i suoi pericoli nascosti dietro ogni sasso. Forse un piede messo male e un’allegra scampagnata si è trasformata in un weekend di paura.
Non li hanno visti rientrare. E all’ora di cena le due famiglie hanno lanciato l’allarme. I cellulari muti sono stati un segnale sinistro. I volontari del soccorso alpino, dopo quasi sei ore di ricerche, li hanno trovati l’uno vicino all’altro fra due massi. Luigi respirava a fatica e la corsa verso l’ospedale forse gli salverà la vita. Per Angelo, che è stato recuperato soltanto al sorgere del sole complice il nubifragio della notte, sono arrivati troppo tardi.
Dal tramonto all’alba, Taceno è diventato un paese stordito dal dolore. Gli abitanti si trincerano dietro un muro di silenzio. I turisti camminano a testa bassa. La festa del patrono è stata sospesa. Le iniziative per Ferragosto cancellate. Il sindaco Marisa Fondra ha proclamato il lutto cittadino.


In chiesa da ieri sera si prega: «Per Angelo che non c’è più e per Luigi che combatte in rianimazione - dice don Mario Malighetti, il parroco dell’intera valle -. Erano due ragazzini che frequentavano l’oratorio, con tanti sogni nel cuore e pochi grilli per la testa».

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