«Ancora 10 ore». Per tutto il giorno Beppe Sala ha scandito il countdown alla chiusura dei seggi. Ultimo appello agli elettori del centrosinistra su Facebook. Meno 5 ore, poi meno 3. L'affluenza più bassa della media nazionale nel capoluogo lombardo ieri alle 12 ha messo in allarme i dem. Sala è stato tra i primi big a recarsi alle urne. È arrivato al liceo Parini, lo stesso seggio dello sfidante del centrodestra Stefano Parisi in zona Brera, poco dopo le 10. In giacca e cravatta, accompagnato dalla moglie Dorothy De Rubeis, l'ex commissario del 2015 ha ammesso che fino a sabato sera era tranquillo ma «ora sono abbastanza in ansia, più che alla vigilia di Expo. Questa è la sfida più importante che ho mai cercato di affrontare. È anche la prima volta» da candidato, anche se «stamattina mi ha chiamato il mio amico Piero Fassino», sindaco di Torino, «e mi ha detto che c'è sempre grande ansia. Penso che abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, è già un successo arrivare con la coscienza a posto e sono fiducioso». Da giorni gli ronza la battuta del premier Matteo Renzi. Nella sua passerella a Milano lo ha avvertito: «Hai a disposizione un calcio di rigore, e i rigori li puoi soltanto sbagliare». A proposito di ansia. Sala stuzzicato sui tiri in porta ha tagliato corto: «Più che altro mi sono allenato ai supplementari». Parisi è passato prima davanti al seggio in tenuta da ciclista, tuta e caschetto, «ho fatto sessanta chilometri stamattina, il tempo di fare una doccia e torno». Il suo slogan è «Corro per Milano», quando si dice: anima e corpo. È tornato intorno a mezzogiorno e trenta con la moglie Anita Friedman, israeliana, e le figlie Sarah e Camilla che si sono tenute lontano dai flash. Polo e jeans blu, scarpe da ginnastica, con i giornalisti si è messo le dita incrociate davanti alla bocca: «C'è il silenzio elettorale. Sala vi ha parlato? Ha fatto male». Al seggio ha incrociato l'ex ministro Corrado Passera con due figlie per mano e accanto la moglie Giovanna Salza con l'ultima nata Eugenia nel marsupio. Passera si è ritirato dalla corsa a sindaco di Milano dopo dieci mesi di campagna elettorale per sostenere il manager del centrodestra e la sua lista civica, guidata dall'ex sindaco Gabriele Albertini. Ieri ha confermato la scelta: «È stata una campagna elettorale in cui è venuta fuori un'idea di Milano forte, Parisi è partito dal programma e dalle soluzioni e ha tenuto insieme Forza Italia, Lega, Fdi, le anime liberali e popolari». Qualche minuto prima di Parisi entra al liceo Parini anche l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani ma non si esprime, né sulla partita elettorale né sul club. «Per la prima volta posso stringere la mano al candidato che ho votato» rivela un anziano in carrozzina salutando Parisi.
Gianluca Corrado del Movimento 5 Stella ha votato in via Colletta: «Sono molto curioso di vedere come va a finire, abbiamo fatto un gran lavoro». Ma la sua sfida è conquistare più seggi in Consiglio che nel 2011, quando entrò solo un grillino.
Non mancano polemiche dai seggi. In via San Gregorio una militante del 5 Stelle a metà mattina ha chiesto di rimuovere il crocefisso perché a suo dire «privava il luogo dell'adeguata laicità». Il presidente prima l'ha accontentata e dopo le proteste degli elettori presenti in aula ha deciso di lasciarlo al suo posto.
La grillina ha continuato a insistere per ore, alle 17 è dovuta intervenire una pattuglia della polizia locale per farla smettere. Ha sollevato critiche invece un presidente di seggio in zona 2 candidato nella lista Pd al Municipio 3. Secondo il regolamento non è incompatibile. Inopportuno, forse sì.
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