da Milano
Il padre, il maresciallo Rosario Berardi, cadde sotto il fuoco brigatista a Torino il 10 marzo 1978. Il figlio Giovanni, segretario dellAssociazione italiana vittime del terrorismo, ha deciso di rispondere a modo suo allelezione a deputato di Sergio DElia, un tempo dirigente di Prima Linea e oggi parlamentare della Rosa del pugno e segretario daula a Montecitorio. Berardi junior ha raggiunto il luogo in cui fu ucciso il genitore, ha coperto la lapide che ne ricorda il sacrificio e ha lasciato un cartello che spiega bene il suo stato danimo: «Se non ci sono più gli assassini, allora non ci sono più neanche le vittime». Il caso DElia spacca il Paese. Lui si difende e dice di essere cambiato dai tempi in cui organizzava le azioni sanguinare e da quando venne condannato a 25 anni per la morte dellagente Fausto Dionisi, eliminato a Firenze il 20 gennaio 78. Ma le proteste crescono. Memoria, lassociazione che raccoglie le vedove e i figli di poliziotti e magistrati assassinati negli anni di piombo, non fa sconti a DElia: «la decisione» di dargli lincarico di segretario della Camera «è gravemente provocataria e offensiva, sia per le nostre famiglie, già duramente colpite dai noti fatti di sangue, sia per lo stato di diritto». Memoria, che è presieduta proprio dalla signora Mariella Magi Dionisi, auspica dunque che «tale nomina venga revocata».
Scende in campo anche lAssociazione poliziotti italiani: «Le cariche istituzionali - spiega il segretario nazionale Mario Tritto - specialmente quelle di primo piano, dovrebbero essere rivestite da persone che siano desempio per lItalia per i loro valori e i loro principi». Per protestare contro quella che ritengono una pagina di vergogna nazionale, Tritto annuncia una raccolta di firme. Insomma, le voci dellindignazione formano ormai un coro. Che si fa sentire anche a Montecitorio. «La sinistra - afferma il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani - continua a mostrare il peggior volto di sè».
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