La ricerca farmaceutica ha un ruolo strategico nello sviluppo economico e scientifico di ogni Paese. Saper produrre farmaci innovativi significa contribuire alla salute della collettività, ma anche sostenere la capacità competitiva di una nazione. La produzione di farmaci biotecnologici lo ha dimostrato. Le scienze della vita hanno un grande valore nella crescita di un Paese. L'Italia già ora è in grado di esportare farmaci ed anche ospedali d'avanguardia chiavi in mano, beni e servizi ad alto valore aggiunto fondati sulla conoscenza.
Della situazione e delle prospettive dell'industria farmaceutica italiana si è discusso in un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Milano ed organizzato dalle imprese italiane di Farmindustria e da Assolombarda. Nel 2008 gli investimenti in ricerca e produzione dell'industria farmaceutica hanno superato in Italia i 2300 milioni di euro. I ricercatori sono 6230, 40mila gli addetti alla produzione di questo settore industriale che crea valore. Le imprese farmaceutiche italiane hanno dimostrato in questi ultimi anni di volere internazionalizzarsi puntando alla crescita attraverso l'innovazione. L'ultima operazione all'estero, meno di un mese fa, è stata realizzata da Sigma Tau che ha rilevato l'americana Enzon, una azienda farmaceutica specializzata nella produzione di medicinali per la cura di malattie rare . Altre imprese sono cresciute attraverso acquisizioni ed alleanze in numerosi Paesi: dalla Menarini che ha comprato in Germania la Berlin Chemie (grande produttore di farmaci per i Paesi dell'Est), alla Rottapharm, (ha acquisito la tedesca Madaus specializzata in farmaci naturali, ora il gruppo fondato dal professor Rovati,ha duemila addetti, di cui 250 ricercatori, è presente con filiali in 85 Paesi ed un volume di affari di 576 milioni), alla Recordati che realizza all'estero buona parte della sua attività, alla Chiesi. «Sono più di una trentina le acquisizioni all'estero concluse dal 2001 ad oggi dalle imprese farmaceutiche italiane che sviluppano oltre confine il 60% del loro volume di affari superiore ai 4,5 miliardi di euro», ha ricordato Sergio Dompé, presidente di Farmindustria, precisando che a questo dato si devono aggiunge altri 3 miliardi grazie all'aumento dell'export. «La realtà delle imprese farmaceutiche operanti in Italia si conferma quindi, anche a fronte di un mercato interno sostanzialmente fermo, determinante sia per la crescita economica italiana con un export pari al 53% della produzione, sia per l'innovazione con duecento progetti di ricerca, di cui 136 in fase clinica nellarea biotech. Solo investendo in quest'area sarà possibile far crescere le imprese. In Italia - aggiunge il presidente Dompé -la spesa farmaceutica è inferiore a quella degli altri Paesi europei del 30% per i medicinali e del 10% per quella sanitaria. La spesa farmacuetica pro-capite è in Italia pari a 188 euro, contro i 211 del Regno Unito, i 253 della Spagna, i 318 della Francia, i 325 della Germania». E' necessario razionalizzare e ottimizzare tutte le voci di spesa, a partire da quelle che sono cresciute di più. In Calabria, in Campania, nelle Puglie, nel Lazio, in Basilicata, si registrano i dati regionali più negativi riferiti al rapporto efficienza - qualità della spesa sanitaria. Secondo un recente studio del Cerm se tutte le regioni fossero efficienti la spesa sanitaria pubblica sarebbe inferiore di ben 11 miliardi di euro. La farmaceutica pubblica totale (convenzionata, distribuzione diretta, ospedaliera) rappresenta il 16% della spesa sanitaria totale ed ha determinato l'8% della sua crescita tra il 2001 e il 2009, rispetto al 68% degli altri beni e servizi diretti e in convenzione. Troppe volte i farmaci sono considerati prioritariamente una spesa, dimenticando che ogni anno evitano 6,4 miliardi di euro per minore ospedalizzazioni, interventi chirurgici evitati, rallentamento delle malattie degenerative. Oltre ad altri 6 miliardi di euro per minori giorni di lavoro persi e minore spesa per assistenza sociale. Anche i vaccini contribuiscono a spese più contenute: un euro destinato alla vaccinazione risparmia 24 in cure.
«È importante per il sistema paese - sostiene il professor Lucio Rovati, vice presidente esecutivo e chief scientific officer di Rottapharm - continuare ad investire nel settore farmaceutico e creare le condizione favorevoli e le prospettive di medio - lungo termine perché le aziende continuino a crescere in Italia».
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