I fedeli sotto choc: tentano di rubare reliquie di Padre Pio

Foggia Il vetro blindato è stato solo scalfito dal punteruolo, vanamente utilizzato dai ladri, per tentare di sfondare la teca contenente tre reliquie di San Pio da Pietrelcina. Ma, ai profanatori faceva gola lo scrigno d’oro massiccio in cui erano custoditi alcune ciocche di capelli, un paio di guanti e una garza che il Frate utilizzava per medicarsi il costato sanguinante. Il tentativo di furto è avvenuto nella notte tra sabato e domenica, nel piccolo cimitero situato alla periferia di San Giovanni Rotondo (Foggia). Nessun sistema di sorveglianza, solo un custode a guardia del camposanto.
Ieri mattina l'uomo si è accorto che il vetro della finestra della cappella che ospita le tombe di numerosi frati cappuccini, l'ordine cui apparteneva San Pio era stato sfondato. Lo sguardo del custode è schizzato verso la teca blindata, per vedere, se lo scrigno con le reliquie del Santo c’era ancora. Quando lo ha visto al suo posto, si è tranquillizzato ed ha avvertito i carabinieri. Poco dopo al cimitero sono arrivati i militari di San Giovanni Rotondo che hanno avviato le indagini. Nel paese si è subito sparsa la voce che ignoti avevano tentato di rubare le reliquie appartenute all'amatissimo San Pio. Preoccupazione, indignazione per l’accaduto ma, anche un sospiro di sollievo nella gente quando si è saputo che il furto era fallito.
Due o tre ladri sarebbero penetrati nella piccola cappella dei Cappuccini, armati di punteruolo e martello. Poi hanno cominciato a picchiare sul vetro blindato ma, inutilmente. La teca, una sorta di «cubo» di marmo e vetro antisfondamento, sormontato da un piccolo altare ha resistito. I profanatori non sarebbero restati a lungo nella cappella dei cappuccini. Quando hanno compreso che la teca antisfondamento avrebbe resistito, se ne sono andati lasciando poche tracce del loro passaggio. I carabinieri di San Giovanni Rotondo e del comando provinciale di Foggia hanno repertato alcune impronte sulla finestra dalla quale sono entrati nella cappella e sulla teca. Difficile immaginare che sia stato qualche delinquente locale a tentare di rubare lo scrigno. «Troppo forte è la venerazione per il Santo per pensare che sia stato qualcuno del posto a tentare di tubare lo scrigno d'oro massiccio» spiega un investigatore. Ieri mattina il reliquiario è stato trasferito dalla Cappella al convento dei frati cappuccini, all’interno di un locale chiuso da una porta blindata. Lo scrigno con la ciocca di capelli, i guanti e la benda sono state prese in consegna dal guardiano del monastero frate Carlo Laborde, scortato dai carabinieri. Lì, secondo i religiosi dovrebbero essere al sicuro anche se, un investigatore sostiene la teca nella Cappella cimiteriale era «un luogo più che sicuro».

In convento sostengono che lo scrigno, «vero obiettivo dei ladri» era bagnato d’oro mentre le reliquie vengono ritenute «non di qualità» in quanto non uniche: spesso le garze venivano conservate dalle donne che gli portavano bende pulite.
carminespadafora@libero.it

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