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I festini a luci rosse con la minorenne si pagavano con la coca

Como, diciassettenne ricattata con il filmino della violenza che aveva subito: in manette tre romeni

da Como

È iniziato tutto nell’inverno del 2005. Un brutto incontro con quelle che si chiamano cattive compagnie. Lei ha solo 17 anni. È giovane. Carina. Arriva dalla Romania. Cerca di ambientarsi nel nuovo mondo, ma quando conosce quattro ragazzi che arrivano dal suo stesso Paese prova subito a fare amicizia. Almeno così le fanno credere loro mentre chiacchierano in un bar di Como, l’Orient Express. Lei si fida. E fa male. I quattro la sequestrano e la violentano. Stupro di gruppo. E tutta la scena ripresa dai telefonini e dalle videocamere. È la condanna della ragazzina. «Guarda qui - le dicono i quattro, permesso di soggiorno in regola, lavoro da muratore per far vedere che sono bravi ragazzi -: se non fai quello che diciamo noi, mettiamo tutta la scena su Internet». La giovane romena ha paura e cede. Diventa una schiava del sesso, che è quello che vogliono i suoi sfruttatori. Perseguitata dalle minacce del gruppo, in cui tutti hanno più o meno 25 anni, viene «venduta» come protagonista per festini in villa a base di sesso e cocaina. I clienti sono quelli della «Como bene», almeno di facciata.
Basta ordinare la ragazza. Una telefonata ai quattro e la giovane arriva pronta a fare quello che le viene ordinato. Le sue prestazioni da schiava del sesso vengono pagate in dosi da cocaina ai suoi sfruttatori. I patti sono chiari e il gioco è semplice per chi lo controlla. Per questo si sparge la voce e all’Orient express continuano ad arrivare nuovi clienti. Sanno che lì c’è chi può organizzare la festa e che per pagare basta un po’ di coca. Nessuno si preoccupa di cosa pensi, voglia o faccia la ragazza. Danno tutti per scontato che sia felice di fare quella vita e anzi non si preoccupano affatto di scoprire se è davvero così.
Tutti tranne uno. Ha trent’anni. Entra nel bar, che nel frattempo ha cambiato gestione per sopravvenuti problemi finanziari, vede la giovane e se ne innamora. «Sei matto – lo mettono in guardia gli amici -. Non puoi perdere la testa per quella lì. Fa la vita, girano dei filmini strani su di lei». Lui non si scoraggia. Vuol sapere tutto. La invita fuori, la tratta come una persona e non come merce di scambio. La fa parlare fino a quando guadagna la sua fiducia. E la ragazza si apre e racconta tutto. La violenza, i filmini, le minacce e i festini. «Non puoi andare avanti così – la convince lui –, devi raccontare tutto ai carabinieri». Lei si fida. E stavolta fa bene. Va dai carabinieri e racconta tutto daccapo. Parte l’inchiesta. Il pm Giulia Pantano ordina intercettazioni telefoniche e ambientali. Partono i pedinamenti. E si arriva a oggi. Tre dei quattro giovani sono stati arrestati. Uno è latitante ma anche sulla sua testa c’è un’ordinanza di custodia cautelare. I tre finiti in manette – qualcuno di loro a casa ha pure moglie e figli - vengono interrogati dal gip Pietro Martinelli. Negano tutto. Ma i conti tornano. Le prove ci sono, anche se mancano ancora i video con i quali la giovane è stata incastrata. L’inchiesta, però va avanti.

I festini a base di sesso e coca no.

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