I film della Cia

Il cinema è sempre l’arma più forte Infatti l’agenzia di intelligence Usa non smette di interessarsene nemmeno a guerra fredda finita. Senza contare che ci sono anche i libri...

I film della Cia

Cosa c'entrano George Orwell con Mission Impossible, Star Treck con Bulgakov, Batman e Superman con Aldous Huxley? E Tomasi di Lampedusa con Il pianeta delle scimmie? Sono scrittori e film che la Cia, l'agenzia di intelligence americana, ha impiegato e impiega ancora adesso per veicolare i propri messaggi. Non è complottismo. La Cia mai come oggi è al centro del mirino: il suo coinvolgimento nello sfruttare la cultura come arma emerge in due libri, appena usciti negli Stati Uniti, firmati non da due autori oscuri ma da due Premi Pulitzer, il massimo riconoscimento per il giornalismo nel mondo. The Mission: The Cia in the 21st Century di Tim Weiner e The Cia Book Club di Charlie English.

Tim Weiner, corrispondente del New York Times, nel precedente Legacy of Ashes (2007) aveva già smontato il mito della Cia come di un'agenzia onnipotente, portando alla luce decenni di fallimenti e tragedie. Con The Mission, attraverso anni di lavoro, decine di documenti e interviste inedite si spinge ancora oltre, esaminando il declino dell'intelligence americana, non solo come forza operativa, ma come istituzione centrale nella geopolitica mondiale degli ultimi anni. Il titolo stesso, The Mission, rimanda a un obiettivo che la Cia ha inseguito invano per decenni: modellare il mondo secondo la visione made in Usa. E se dopo gli attentati dell'11 settembre del 2001 il potere della Cia era aumentato a dismisura in nome della sicurezza nazionale, adesso è sempre più depotenziata. Weiner descrive il nuovo direttore della CIA, John Ratcliffe - texano, sostenitore accanito di Trump, ex procuratore federale, oggi seconda carica del Congresso - come "una persona senza spina dorsale che farà tutto ciò che Trump gli dirà di fare". Il nuovo direttore ha già "attuato" una purga nella sede centrale della CIA a Langley, in Virginia.

Anche l'altro Premio Pulitzer, Charles English, in The Cia Book Club, in vetta alle classifiche di vendita del New York Times, oltre a dedicare pagine alla Cia depotenziata, ne racconta un aspetto poco noto e per gran parte inedito: una lettura della Guerra Fredda attraverso il filtro della letteratura, descrivendo come l'agenzia non solo utilizzò il potere dell'informazione, ma anche quello della narrazione per esercitare il controllo sui paesi dell'Est. A partire dalla fine degli anni Cinquanta, iniziò a finanziare una serie di eventi culturali, programmi radiofonici, e soprattutto traduzioni di opere letterarie destinate a smantellare la visione ideologica dei regimi sovietici. Da 1984 di Orwell a Cuore di tenebra di Conrad, la Cia cercava di influenzare le menti e le emozioni dei popoli comunisti. "Libri", scrive, "come armi ideologiche, anticipando come vincere sul campo di battaglia della mente".

L'operazione segreta di intelligence nota come Cia books program distribuiva libri censurati oltre la cortina di ferro: in 35 anni ha diffuso quasi 10 milioni di volumi eludendo i controlli del Regime sovietico e di tutta l'Europa dell'Est nascondendoli a bordo di camion e yacht, lanciandoli da palloni aerostatici o riposti nei reparti bagagli dei treni o finanziando editori clandestini pronti a stamparli sfidando l'oscurantismo comunista. La CIA contribuì a far circolare titoli messi all'indice come 1984 e La fattoria degli animali di George Orwell, Il mondo nuovo di Aldous Huxley (tre romanzi che, pur attraverso prospettive diverse, descrivono i rischi dei regimi dittatoriali), Lo zio Vanja di Checov, Il diario di Anna Frank, Il maestro e Margherita di Bulgakov e persino Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il titolo forse più sorprendente. Per la Cia ben rappresentava la decadenza di un sistema aristocratico e l'introduzione di un nuovo ordine, seppur in un contesto italiano; in chiave allegorica funzionava anche come una metafora per i cambiamenti e le lotte politiche in corso nell'Europa dell'Est. La Cia impiegò una strategia ben organizzata per far arrivare questi libri nei paesi dell'Est. Non solo finanziava la traduzione e la stampa, ma operava anche tramite il cosiddetto sistema delle biblioteche clandestine e attraverso Radio Free Europe, radio creata nel 1949. Un altro metodo era far cadere i libri dal cielo: sembra incredibile ma la Cia impiegò palloni aerostatici, lanciati da basi situate tra l'Austria e la Germania, con una autonomia di centinaia di chilometri, raggiungendo l'Europa dell'Est. Il caso più singolare? Quando i palloni aerostatici con paracadute lanciarono in Polonia 80mila copie de La fattoria degli animali di Orwell, poi decine di migliaia di copie del mensile Cosmopolitan, come esempio di vita libera ed emancipata.

Potrebbe essere quasi un film ma è tutto provato da anni di ricerche. A proposito di film. In Control State Cinema e propaganda: il lato oscuro dell'intrattenimento di Jerry Cut, in uscita negli Stati Uniti ma del quale circolano già copie pirate sul web, leggiamo di come film di grande successo abbiano subito l' influsso della Cia dal punto di vista della consulenza (soprattutto per pellicole di spionaggio) ma anche vere e proprie ingerenze sulle sceneggiature. E se sul rapporto tra Hollywood e la Cia sono già stati scritti diversi libri, la novità qui sono film e serie tv più recenti. La saga di Missione Impossibile: dal primo capitolo del 1996, con Tom Cruise nel ruolo dell'agente Ethan Hunt, sono stati tutti approvati dalla Cia "in cambio di un copione modificato per garantire che l'immagine dell'agenzia rimanesse positiva". In Batman vs Superman, la CIA ha supportato il film con la consulenza sulle "tecniche moderne di sorveglianza sviluppate per monitorare i nemici e i rischi potenziali". Questo legame tra il potere governativo, la sorveglianza e il controllo delle risorse globali, infatti, è un tema che attraversa tutto il film. In Argo, diretto e interpretato da Ben Affleck, si tratta la vera storia della fuga di diplomatici da un Iran in guerra. La Cia ha addirittura prestato per la prima volta nella sua storia i propri uffici per "poter vegliare su un film molto delicato per la politica Usa implicando l'Iran, nemico di sempre". La saga di Il Pianeta delle Scimmie, a partire dal suo reboot del 2011, ha mostrato un lato inedito della Cia nel panorama cinematografico. I film recenti della serie, da The Rise of the Planet of the Apes, 2011) a War for the Planet of the Apes (2017), pur raccontando una lotta tra scimmie e umani per il controllo del pianeta, hanno sollevato riflessioni implicite sul potere, sul controllo e sull'etica delle scelte governative, temi che rispecchiano molte delle problematiche su cui la Cia stessa è stata chiamata a rispondere nel corso degli anni. Così l'agenzia, in cambio di "consulenze tecniche, ha modificato in molte le sceneggiature e il lavoro dei registi". Anche in serie tv di successo come 24 o Homeland o Bourne, tutte con protagonisti agenti della Cia, l'agenzia ha collaborato con gli sceneggiatori e ha fornito loro documenti e consulenti per garantire una rappresentazione il più possibile realistica delle operazioni sul campo, mantenendo però sempre il controllo sulla rappresentazione dell'agenzia stessa.

E questi sono solo alcuni degli esempi dei molti riportati del lavoro della più grande agenzia di spionaggio del mondo su quelli che noi guardiamo solo come semplice intrattenimento e che, invece, sono fondamentali in questa nuova guerra dove prima di conquistare i territori è necessario conquistare le coscienze.

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