I finiani minacciano Silvio: "Senza di noi impallinato"

L’ideologo di Farefuturo, Alessandro Campi: "Il Cavaliere sbaglia se continua a seguire i falchi anziché le colombe"

I finiani minacciano Silvio: "Senza di noi impallinato"

Roma - «Prevenire è sempre meglio che curare!». Sembra un vecchio slogan dell’associazione dei denti­sti ma è la chiosa con la quale ieri il finiano Italo Bocchino ha termina­to il suo intervento sul sito di Gene­r­azione Italia salutando le dimissio­ni di Brancher come una vittoria della frangia più riottosa del Pdl. «Chapeau!», ha commentato ironi­camente.

E ieri Bocchino non ha lesinato interventi: non solo Internet ma an­che comunicati stampa, interviste e pubbliche dichiarazioni per riba­dire verbosamente un semplice concetto: «Berlusconi eviti gli erro­ri del passato, altrimenti ci rincorre­rà come fece con Bossi e Mastella e oggi con Casini». Di qui la disponi­bilità a creare una federazione sot­to l’ombrello del Pdl. Insomma, la exit strategy dei finiani è già bella che delineata. «Il gioco della caccia­ta per lesa maestà non porta bene e forse è meglio discutere e trovare assieme le soluzioni, ascoltare Fini ed evitare che lo scontro finale fini­sca per uccidere il governo», ha scritto il vicecapogruppo del Pdl.

Ecco, il Vietnam creato alla Ca­mera dai finiani si sostanzia in que­ste parole: aprire nuove ed este­nuanti trattative sui temi politici al­l’ordine del giorno. A partire dal ddl sulle intercettazioni per il qua­le bisogna ascoltare i consigli dei magistrati (piuttosto che il Parla­mento) per finire con le modifiche alla manovra per attutirne l’impat­to su mondo della cultura e forze dell’ordine. Infine, secondo Boc­chino, occorre convocare un uffi­cio di presidenza perpetuo del Pdl perché «le riunioni degli organi di partito vengono pensate soltanto per mettere numericamente in mi­noranza Fini, pur sapendo che ha ragione sulle questioni che pone».

E questa minoranza che non ha alcuna voglia di adeguarsi alle rego­le democr­atiche intende continua­re a ingabbiare con le ubbie finiane qualsiasi disegno del presidente Berlusconi. «Senza di noi, il partito è fallito», ha rivendicato il vicecapo­gruppo al Mattino e poi «non ci so­no le condizioni per una crisi». In questa confusione organizza­ta i finiani non mancano di evocare il loro nemico principale: il Giorna­le . «Nel suo editoriale (di ieri) Vitto­rio Feltri diceva che se Berlusconi continua a dar retta alle colombe finisce impallinato, ma credo che finirà impallinato se continuerà a dar retta ai falchi, a coloro che si pre­sentano come giapponesi pronti a morire per la causa», ha dichiarato l’ideologo principe del pensiero «gianfranchista» Alessandro Cam­pi a Omnibus .

Il direttore scientifi­co di FareFuturo , nel corso della tra­smissione di ieri mattina, ha gioca­to di sponda col vicedirettore di Re­pubblica Massimo Giannini.

E alle contestazioni del pidielli­no lealista Stracquadanio ha repli­cato evocando il terzo polo liberale di Nick Clegg. Quel monstrum che ha scardinato il bipartitismo britan­nico potrebbe tornare utile tanto in caso di ribaltone quanto in caso di elezioni anticipate.

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