Roma - «Prevenire è sempre meglio che curare!». Sembra un vecchio slogan dell’associazione dei dentisti ma è la chiosa con la quale ieri il finiano Italo Bocchino ha terminato il suo intervento sul sito di Generazione Italia salutando le dimissioni di Brancher come una vittoria della frangia più riottosa del Pdl. «Chapeau!», ha commentato ironicamente.
E ieri Bocchino non ha lesinato interventi: non solo Internet ma anche comunicati stampa, interviste e pubbliche dichiarazioni per ribadire verbosamente un semplice concetto: «Berlusconi eviti gli errori del passato, altrimenti ci rincorrerà come fece con Bossi e Mastella e oggi con Casini». Di qui la disponibilità a creare una federazione sotto l’ombrello del Pdl. Insomma, la exit strategy dei finiani è già bella che delineata. «Il gioco della cacciata per lesa maestà non porta bene e forse è meglio discutere e trovare assieme le soluzioni, ascoltare Fini ed evitare che lo scontro finale finisca per uccidere il governo», ha scritto il vicecapogruppo del Pdl.
Ecco, il Vietnam creato alla Camera dai finiani si sostanzia in queste parole: aprire nuove ed estenuanti trattative sui temi politici all’ordine del giorno. A partire dal ddl sulle intercettazioni per il quale bisogna ascoltare i consigli dei magistrati (piuttosto che il Parlamento) per finire con le modifiche alla manovra per attutirne l’impatto su mondo della cultura e forze dell’ordine. Infine, secondo Bocchino, occorre convocare un ufficio di presidenza perpetuo del Pdl perché «le riunioni degli organi di partito vengono pensate soltanto per mettere numericamente in minoranza Fini, pur sapendo che ha ragione sulle questioni che pone».
E questa minoranza che non ha alcuna voglia di adeguarsi alle regole democratiche intende continuare a ingabbiare con le ubbie finiane qualsiasi disegno del presidente Berlusconi. «Senza di noi, il partito è fallito», ha rivendicato il vicecapogruppo al Mattino e poi «non ci sono le condizioni per una crisi». In questa confusione organizzata i finiani non mancano di evocare il loro nemico principale: il Giornale . «Nel suo editoriale (di ieri) Vittorio Feltri diceva che se Berlusconi continua a dar retta alle colombe finisce impallinato, ma credo che finirà impallinato se continuerà a dar retta ai falchi, a coloro che si presentano come giapponesi pronti a morire per la causa», ha dichiarato l’ideologo principe del pensiero «gianfranchista» Alessandro Campi a Omnibus .
Il direttore scientifico di FareFuturo , nel corso della trasmissione di ieri mattina, ha giocato di sponda col vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini.
E alle contestazioni del pidiellino lealista Stracquadanio ha replicato evocando il terzo polo liberale di Nick Clegg. Quel monstrum che ha scardinato il bipartitismo britannico potrebbe tornare utile tanto in caso di ribaltone quanto in caso di elezioni anticipate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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