I Forti sulle alture, arriva la guida

«Forti di Genova. Storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi»di Stefano Finauri (Ligurpress - Edizioni Servizi Editoriali) è un libro scritto da «chi sa come si fa» per diversi motivi. Ha l'esemplare chiarezza espositiva di una guida di qualità, con premessa una cartina per seguire l'ubicazione dei Forti e i percorsi per raggiungerli. Ha un indispensabile glossario su termini poco noti a chi non ha competenza militare (batteria, casamatta, caponiera, ecc.) ed un elenco di acronimi per disegnare i modelli delle artiglierie utilizzate nella Piazzaforte genovese. Le 400 foto, «occhi vivi» nelle pagine, accompagnano il viaggio del lettore come lo stesse facendo dal vivo. Ad emozionarci basta segnalare «le scale seicentesche delle Mura di Begato nascoste dalla vegetazione» (p.48), «Forte Castellaccio con le feritoie in mattoni risalenti al periodo sabaudo» riquadrate da una mimosa fiorita (p. 50), ed unica esistente dell'interno di Forte Monte Croce una foto dell'inverno 1944 con militari tedeschi di stanza alla contraerea. Per finire questa carrellata visiva la «Galleria d'immagini», 82 foto delle Fortificazioni di Genova poste in chiusura di volume.
Non stupisce questa perizia d'autore: Finauri ai Forti si è interessato fin da ragazzo, ha collaborato alle schede storiche per Il Parco Urbano delle Mura, edito dalla Sagep, e ad altre opere tutte significative; ha aperto il portale www.fortidigenova.com, e ne ha dedicato uno al suo catalogo di 5000 cartoline storiche, www.genovacards.com; collabora anche al pregevole Lûnäio Zeneize di Valenti Editore.
Per quanto concerne l'attualità dei Forti, ossia ciò che a loro riguardo si può o non si può, nel libro alcune date importanti: nel 1913 Genova fu dichiarata «città aperta» con conseguente disarmo dei Forti, poi una legge del '39 (n.1089) stabilì che in caso di ristrutturazione non potessero essere modificati, infine - nota positiva - nel '90 si svolse il convegno «Forti d'idee - Proposte per il recupero delle fortificazioni di Genova». Solo «una nota» perché grazie all'ormai smantellato Servizio Giardini e Foreste del Comune si sono potuti aprire al pubblico Forte Sperone (utilizzato per spettacoli notturni estivi), il Puin e il Diamante, ed è stato restaurato il Begato. Poi più niente.
Sono Demanio Patrimoniale, utilizzabili solo dallo Stato, Forte San Giuliano, il Castellaccio e la Torre Specola, mentre gli altri, possedimento del Demanio Pubblico, sono beni disponibili da dare in concessione. Poche però le realizzazioni: Torre del Puin nel 1963 richiesta in concessione da Fausto Parodi che la ristrutturò a sue spese e vi abitò per vent'anni, il Diamante restaurato dal Comune di Sant'Olcese ed ora di nuovo chiuso al pubblico; nel Forte San Martino, il più moderno come concezione, si è insediato a fine '900 un privato che lo ha ripulito, ma le strutture storiche sono in pessime condizioni. Per contro, nei Forti del Levante alloggiano greggi come al Quezzi e al Monteratti.
Eppure i Forti sono stati voluti e amati. Nel 1625 quando il Duca di Savoia minacciò Genova, s'imposero le Mura Nuove, ultima cinta muraria che utilizzò l'anfiteatro naturale con apice il Peralto, fortificando i crinali delle valli del Polcevera ad ovest e del Bisagno ad est. Per quest'opera l'Amministrazione fornì solo gli attrezzi e tutti i cittadini contribuirono a realizzarla lavorando anche di festa, esclusi Natale e Pasqua. Nel '600 a Levante i Forti non esistevano, me nel 1634 la cerchia ebbe 49 bastioni e 8 porte d'accesso.
Questo patrimonio - oggi così abbandonato - è la «mitic»cinta muraria che Luciano Basso, al suo esordio da direttore di queste pagine di Genova del Giornale paragonò alla Muraglia Cinese con un commosso e commovente elzeviro.
Due i grandi meriti di Finauri. Ripercorre le tappe delle «difese» di Genova legandole alla storia: dalle cinte murarie, alle porte d'ingresso (quella della Lanterna ad ovest e Porta Pila tra via Fiume e via XX Settembre), dalle Torri ottocentesche ai Forti al di fuori delle Mura Nuove, alle Batterie, cinque perfino quelle della Lanterna per cui dovettero essere numerate.

Nel racconto anche aneddoti suggestivi come «il fantasma del fucilato» di Batteria Cava, che è una delle più antiche costiere di Genova.
Finauri ci insegna anche e soprattutto come recarci ai Forti, da cui la vista sulla nostra Genova è davvero superba.

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