I furbetti della sinistra Le proposte di Bersani? Sono solo una truffa

Il segretario contro l’abolizione delle Province. E sei idee su sette del Pd darebbero un gettito pari a zero. L'unica proposta per far cassa: tassare al 12% gli immobili di proprietà

I furbetti della sinistra 
Le proposte di Bersani?  
Sono solo una truffa

Della padella costituita dalle trovate fiscali del governo si è abbondantemente detto. Vale la pena però di prestare attenzione anche alla brace delle proposte dell’opposizione, in modo tale da aver un bello specchietto dei rischi futuri, dato che (tranne Berlusconi con l’Ici) non è quasi mai successo che un nuovo governo abbia abolito le tasse del vecchio, anzi, si è sempre e solo aggiunto.

Facciamo quindi qualche conto alla contromanovra di Bersani, che propone sette punti per fare cassa. Il primo è una sciocchezza: tassare i capitali rientrati con lo scudo è, oltre che contrario ai minimi principi di credibilità delle leggi di uno Stato, incostituzionale sotto numerosi profili. In mancanza di lucidità nel centrodestra, dove l’idea aveva persino raccolto qualche adesione, in molti si sono accorti che si trattava di una bufala, fra cui Franco Debenedetti, non esattamente un berlusconiano, che ha chiaramente demolito la balzana idea in un articolo ospitato ieri su il Sole24ore. Quindi al primo punto delle proposte di Bersani mettiamo un triste zero come gettito.

Sempre zero va messo al punto numero sette, quello dei fantasmatici tagli alla politica, la stessa cifra che infatti appare alla medesima voce nella relazione tecnica della manovra: tagliare enti, province (peraltro proprio ieri difese da Bersani che ha aggiunto: «Poi quando c’è una frana qualcuno bisogna che ci vada...»), regioni, porterebbe a risultati tangibili solo se si potessero licenziare oltre che i politici i dipendenti in eccesso, cosa fra l’altro ulteriormente recessiva. Nel frattempo in tasca non rimane nulla.
Lo stesso nulla si raccoglie con i punti cinque e sei: è vero che dopo aver visto il Pdl alzare le tasse possiamo attenderci di tutto, ma a vedere Bersani, Vendola e compagni che fanno le «liberalizzazioni» non siamo ancora preparati, specialmente mentre sono belli freschi di referendum che quelle liberalizzazioni precisamente negava. «Politiche industriali per la crescita» invece suona bene ma non vuol dire concretamente nulla.

Le «dismissioni di immobili pubblici» poi sono un altro feticcio inutile: è vero che lo Stato non dovrebbe fare l’immobiliarista e quindi se vendesse sarebbe meglio, ma in questa crisi è messa in discussione la solvibilità dello Stato, quindi cambiare immobili in soldi non migliorerà di una virgola la percezione di affidabilità del debitore, anzi, più denaro liquido in un momento di scarsa lucidità come l’attuale rischierebbe di essere sperperato più che se rimanesse nel mattone. Zero anche qui.

Rimangono quindi nel piatto solo la lotta all’evasione e la tassa sulla casa. Possiamo tranquillamente mettere a zero la prima di queste voci dato che è stata da sempre inutilmente messa a copertura delle spese più disparate, quindi alla favoletta abbiamo smesso di crederci da un pezzo. Del resto è difficile immaginare più zelo di quello imposto da Tremonti ad Equitalia e, senza l’abolizione totale del contante, qualsiasi soglia di pagamento in banconote è semplice grida manzoniana.

Rimane quindi solo e solamente la proposta numero 3 di Bersani, ovvero l’ «imposta ordinaria sui valori immobiliari di mercato». Nonostante le avvertenze sulla «forte progressività» e sulle «larghe esenzioni» si tratta semplicemente della geniale proposta lanciata qualche mese fa da Pellegrino Capaldo sul Corriere e consisteva nel trasferimento della metà del debito pubblico ai privati (leggasi, dalla cicala alle formiche) sotto forma di una tassa pari al 12,5% del valore di mercato di ogni casa tenuto presente il prezzo di acquisto e pagabile, bontà sua, con comodo ma mica troppo.

Colpire gli immobili ha il vantaggio che almeno loro non possono scappare in Svizzera, tuttavia vale la pena che tutti i proprietari di una casa facciano un pensierino su quanto gli farebbe pagare Bersani (in aggiunta ai nefasti balzelli sui risparmi inventati dal centrodestra e mai avversati dal Pd).

Meno male che è la settimana di Ferragosto. Se l’impressionante valzer di manovre, correzioni, manovre bis del Governo con il corollario delle contromanovre di Bersani fosse accaduto a Dicembre, ci saremmo giocati il 5% del Pil solo per colpa dell’incertezza creata da questi mostri fiscali in eterna trasformazione. Mostri peraltro palesemente inutili, come dimostrato dai crolli in borsa che continuano più forti dopo ogni manovra in tutti gli Stati.

Qualsiasi cittadino pretende solo un minimo di tranquillità per poter svolgere il proprio lavoro e pianificare il futuro: affrontare stravolgimenti invasivi del proprio reddito e dei risparmi rifacendo i conti ogni settimana è troppo anche per il più tranquillo dei contribuenti, provocando un «effetto esproprio» che gelerà i consumi creando

recessione.

I miliardi di euro sono però parole senza significato, il conto di circa il dieci per cento del valore di mercato degli immobili posseduti come da proposta Capaldo/Bersani invece si fa al volo. Basta saperlo.

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