Roma

I giardini dell’anima di Franco De Courten

Paesaggista e diplomatico, una mostra esalta la sua pittura figurativa ed elegante

Nica Fiori

Come un moderno viaggiatore del grand tour, Franco De Courten vede nei giardini dei luoghi atti a misurare i propri stati d’animo, e trova in essi il pretesto per esaltare la sua pittura, facendo esplodere una figuratività che è stata sempre latente nella sua opera. Fino al 23 dicembre nello studio Morbiducci (via Bodoni, 83), sono in mostra i suoi «Giardini», un ciclo di una quarantina di olii magri su tela o su carta che costituisce la produzione più recente di questo maestro dallo stile decisamente singolare. Si tratta di opere i cui elementi di riconoscimento sono la sapienza cromatica e l’uso elegantissimo del collage, ottenuto sovrapponendo la materia pittorica su antiche carte, quasi a «voler significare un tempo che non è fatto né di passato, né di presente, ma di simultaneità», come scrive Claudio Strinati nella presentazione.
Franco De Courten è per lui «una figura d’artista che ha pochi paragoni in questa fase della pittura di inizio millennio». La sua è una carriera lunga e complessa (è nato nel 1932 e ha cominciato a dipingere a diciotto anni), caratterizzata dalla continuità dell’ispirazione e dalla curiosità di chi è sempre pronto a scoprire nuove sensazioni ed emozioni. I numerosi critici che hanno analizzato l’opera di De Courten, l’hanno con sicurezza collocata nell’ambito della tradizione astratta internazionale. Collocazione che il maestro si guarda bene dal contestare, avendo avuto come punto di riferimento iniziale i protagonisti della pittura informale italiana degli anni Cinquanta-Sessanta, come Burri, Afro, Vedova, e quindi l’espressionismo astratto americano, che egli reputa grandissimo. Eppure, se gli si chiede di definirsi in tre parole, con semplicità risponde: «Sinora ho fatto il paesaggio». E, in effetti, in «Giardini» è proprio il paesaggio a dominare, anche se accostato a parti astratte. Le linee curve prevalgono sulle rette creando suggestioni e incanti che ci parlano di luoghi sognanti, deputati alla bellezza. Vegetazioni mediterranee si intrecciano ad altre esotiche, magari accostate a una poltroncina da giardino, evocando un mondo meraviglioso dai colori straordinari: un Eden, una Terra senza il male, un’isola felice nella quale è possibile lasciarsi andare alle sensazioni del momento. Le sue sono in realtà immagini di sensazioni che egli ha sedimentato nel corso degli anni, viaggio dopo viaggio, e delle quali ci ha restituito l’essenza meditando sulle tante cose viste e intrappolate da una memoria vorace.
«Fino al ’98 ho fatto due mestieri, il pittore e il diplomatico. Li ho amati entrambi moltissimo e mi sono ingegnato a farli coesistere in modo che l’uno non intralciasse l’altro. La pittura è stata l’efficace espediente psicologico che mi ha permesso di affrontare con serenità le situazioni delicate, spesso drammatiche connesse al mio ruolo di diplomatico. È anche vero che quella vita di viaggi ha regalato alla mia pittura uno straordinario bagaglio di informazioni ed emozioni visive», dice De Courten di se stesso, facendoci capire come la passione di tutta una vita, l’arte, possa avere anche un effetto terapeutico su chi la pratica.


Orario: dal lunedì al venerdì, ore 18-20.

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