«I giornali di sinistra fanno da scendiletto al Pd»

RomaPreoccupato? «No, perché? Noi del Pdl supereremo il quaranta per cento, prenderemo la leadership del Ppe e saremo decisivi nel Parlamento europeo». Nervoso? Nemmeno. «La campagna contro di me, orchestrata dai giornali che fanno da scendiletto al Pd, si rivelerà un boomerang per la sinistra». Infastidito, ecco, quello forse un po’sì. «Siamo stati attaccati con insulti, aggressioni personali, calunnie volgari, giustizia ad orologeria». Ma il «Noemigate», sostiene Silvio Berlusconi, punirà solo chi lo ha messo in moto. «Il gradimento del premier è al 73 per cento. La gente sa che nessun governo precedente è mai riuscito a fare nemmeno il 40 per cento di quello che siamo riusciti a realizzare noi in un anno di lavoro».
Basterebbe ad esempio pensare all’Abruzzo, «dove stiamo realizzando un’impresa senza precedenti: ieri sei gare d’appalto ci hanno consentito di acquistare con un risparmio della metà le 150 piastre di calcestruzzo sulle quali in ottanta giorni verranno realizzate le case». Il piano prevede di dare un tetto a tremila persone entro il 15 settembre e di sistemare altri 15 mila sfollati entro novembre. «Una cosa mai capitata. In Umbria e nelle Marche, dodici anni dopo il terremoto, vivono ancora nelle baraccopoli. La rinascita dell’Aquila è in cima alle mie preoccupazioni». Il G8 servirà a rilanciare la regione. «Se temo contestazioni dei no-global? Mi auguro proprio di no, sarebbero azioni inqualificabili in una zona che è diventata la capitale del dolore».
O anche, insiste, basterebbe pensare all’immigrazione. «Io credo che sia stato importante opporci alla politica delle porte spalancate verso i clandestini condotta dal precedente governo. Non è possibile continuare a far entrare in Italia chi non ha documenti né lavoro né prospettive. Significherebbe solo aumentare la disperazione, la delinquenza e il traffico di esseri umani». E questo, aggiunge, non significa essere xenofobi. «Non siamo un Paese razzista. Se però non controlleremo questi fenomeni, avremo una situazione interna conflittuale che non può che esplodere. Massima fermezza contro i clandestini vuol dire stare dalla parte dei deboli, perché siamo accoglienti verso chi vuole integrarsi». E l’Italia non è più dura di altri, anzi. «Ho visto Zapatero l’altro giorno alla partita Barcellona-Manchester e mi ha raccontato che la Spagna quest’anno ha respinto ottomila clandestini».
Intanto si vota e il Cavaliere si impegna nella campagna elettorale. A Roma registra un appello in tv. A Vicenza interviene al telefono per sostenere Elisabetta Gardini e la usa quasi come contro-spot sulle veline in lista. «È la risposta alla polemiche assurde delle scorse settimane, è la dimostrazione che una persona che viene dall’attività artistica sa comunque mettere nell’impegno pubblico passione, serietà e competenza». Ma in lista c’è pure lui. «Non volevo essere il candidato- bandiera, però mi hanno costretto. Se volete allora scrivete bene il mio nome, in bella grafia. È la legge del commercio. Mia zia Maria indossava un abito, si guardava allo specchio e si diceva: “Maria, come sei bella. Me lo dico da sola perché tanto non me dice nessuno”». Invece le previsioni per le Europee sono più rosee. «Puntiamo al 42-43 per cento, ma non sprecate voti con i partitini. Saremo decisivi nel Ppe e nel Parlamento, dove potremo contare pure sulla presidenza di Mario Mauro».
E la sinistra? È a pezzi. «In Europa non sa dove schierarsi. In Italia è impossibile aprire un dialogo con loro. No, questa opposizione è troppo divisa, fatta di mestieranti della politica, scollegata dalla gente». E a proposito dei sondaggi: «Mi dicono che li ascolto troppo, ma io sono un democratico e voglio conoscere bene le opinioni degli italiani. La nostra classe dirigente è pragmatica e fatta per servire in Paese».
Conclude derubricando a «caso locale» l’esplosione del centrodestra in Sicilia e la caduta della giunta regionale. «Rimetteremo in piedi tutto con gente capace.

E non sarà sprecato un solo euro dei fondi europei assegnati». Nessun problema, giura il Cavaliere, neanche con la Lega. «Con loro abbiamo un’alleanza di ferro e quindi non temiamo di dover tornare alle urne. Il governo è forte».

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