Gabriele Villa
da Milano
«La sinistra non vuole farci ricontare le schede? Peccato, vorrà dire che l'iter dei nostri ricorsi si allungherà e che il governo Prodi cadrà prim'ancora che sia fatta piena luce sull'esito reale delle elezioni politiche». Parola di Niccolò Ghedini, avvocato e parlamentare di Forza Italia nonché difensore, assieme al collega Gaetano Pecorella, di Silvio Berlusconi nel processo d'appello per la vicenda Sme.
Allora, avvocato, secondo lei la partita elettorale è tutt'altro che chiusa?
«Direi che, allo stato delle cose, è apertissima. Perché aperta l'ha lasciata la stessa Corte di Cassazione che non si è pronunciata come organo giurisdizionale, ma come organo amministrativo. È un distinguo di non poco conto che, di conseguenza spiana la strada a tutti i ricorsi del caso. Anche perché, lo ricordo, rimangono ancora molteplici questioni da chiarire».
Le spiacerebbe ricordarle con noi?
«C'è la curiosa vicenda dei postini che allestero avrebbero consegnato le schede anziché agli elettori, direttamente a chi voleva essere votato. Una vicenda della quale si sta occupando la Procura della Repubblica di Roma dopo le denunce di Tremaglia e Tajani. C'è, sul piano meramente formale, la questione delle circoscrizioni estere di cui il Tar del Lazio è chiamato ad occuparsi essendo competente nel caso specifico perché le modalità di voto e la composizione delle circoscrizioni estere sono state definite a Roma. E poi, ma forse sarebbe meglio dire, prima di tutto, c'è l'abissale discrasia accertata fra i conteggi elaborati dagli scrutini elettronici e quelli ottenuti con lo scrutinio tradizionale».
Una discrasia che penalizza la Casa delle libertà...
«Noi stessi abbiamo riscontrato una perfetta corrispondenza tra lo scrutinio elettronico e quello compiuto tradizionalmente a mano. Una corrispondenza che attribuisce al centrodestra circa due punti percentuali in più sia alla Camera, sia al Senato. Ma se viene preso in considerazione, come è stato fatto in questo caso, soltanto l'esito dello scrutinio manuale la situazione cambia radicalmente e i due punti di percentuale in più vengono attribuiti alla coalizione di centrosinistra. Considerato anche che ci sono le denunce dei presidenti di seggio di 5768 sezioni che avevano già notificato di non aver potuto portare a termine, per motivi tecnici vari, le operazioni di scrutinio elettronico, converrete che c'è qualcosa che non torna. Ma è un qualcosa che sposta migliaia di voti da una parte all'altra».
Di conseguenza?
«Si va avanti, anche perché credo che sia un diritto degli italiani sapere chi effettivamente ha vinto le elezioni, andando a vedere, come si fa in un qualsiasi altro Paese democratico, tranne che in Italia, quale è stata la volontà popolare, con il controllo dei voti, delle schede bianche e di quelle annullate. È un peccato che la sinistra non voglia farci ricontare le schede. Se sono così convinti di aver vinto, se sono convinti di essere stati pienamente legittimati a governare dal voto degli italiani, allora non hanno nulla da temere da un ulteriore controllo».
C'è spazio anche per ricorsi, come dire, istituzionali?
«Dato per scontato che si insedi un governo Prodi, si potrà comunque sempre fare ricorso alle giunte di Camera e Senato. Se ci sono state delle irregolarità, e secondo me, ripeto, ce ne sono state, sarà illuminante il responso del Tar per ciò che può conoscere il Tar, e delle Procure della Repubblica, per le irregolarità gravi che ci sono state segnalate per il voto degli italiani all'estero, esaminato il quale si potrebbe anche acclarare che il premio di maggioranza toccherebbe a noi in entrambi i rami del Parlamento».
Oltre che avvocato, lei è anche parlamentare: un giudizio politico sulla vicenda?
«Certo in una sinistra che non sembra offrire la minima collaborazione già in una vicenda come questa c'è poco da sperare.
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