I grandi orologi sono senza tempo, ecco come sceglierli

I modelli storici delle maggiori case non subiscono deprezzamenti. Risultati in crescita alle ultime fiere del settore

di Paolo Gobbi

Fino a non molti mesi addietro, possedere un’importante collezione di orologi, era considerato un investimento quantomeno stravagante, specie se paragonato alle rendite del mercato azionario oppure a quelle dell’edilizia. La crisi attuale ha visto però spostare l’ago della bilancia proprio a favore di settori meno usuali, come gli orologi.
La spia di questo andamento in controtendenza si è avuta nella sessione autunnale delle consuete aste orologiere di Ginevra. Il settore è apparso in ottima salute: non solo non ha subito flessioni di rilievo, ma anzi ha visto aumentare numero e consistenza dei pezzi battuti. In quattro sessioni, effettuate da Christie's, Antiquorum, Sotheby’s e dalla new entry Patrizzi & Co, sono stati venduti orologi per la cifra record si 46,5 milioni di franchi svizzeri, pari a circa 30 milioni di euro, un indiscutibile successo. Eppure, proprio le stesse case d’asta erano state le prime ad aver temuto il peggio, preparando le loro contromosse: ad esempio Christie’s e Sotheby's avevano avvisato i venditori che in generale i prezzi di riserva (è il prezzo minimo a cui un venditore è disponibile a vendere) erano stati abbassati, così come i prezzi minimi «segreti».
Il risultato migliore in assoluto è stato registrato, con 17,8 milioni di franchi svizzeri, da Christie's (recentemente entrata a far parte delle proprietà del miliardario francese François Pinault) che ha venduto l’82% dei 409 lotti presentati. Un successo che Aurel Bacs, co-direttore del dipartimento orologeria di Christie’s, ha definito «per certi versi storico. È chiaro che in futuro potranno esserci delle correzioni, ma il risultato appare reale e non frutto di speculazioni. Anzi, la crisi ha tolto di mezzo quelli che noi chiamiamo gli “easy money”, gli speculatori, lasciando il campo ai collezionisti reali, che seguono da sempre il mercato e possono offrire continuità e sostanza».
Appare chiaro quindi che il mercato orologiero non è soltanto vivo, ma soprattutto che viene visto come un vero e proprio «bene rifugio» da molti investitori sparsi ai quattro angoli della Terra. Naturalmente, ogni ragionamento economico da fare su questi beni prevede tempi molto lunghi, conoscenza del settore e una disponibilità economica importante. Gli affari infatti non si realizzano con i pezzi da poche migliaia di euro, ma esclusivamente con marchi blasonati e modelli di alto valore, scelti con cura. A questo proposito si nota, nella sostanza, una tenuta delle quotazioni dei celebri Patek Philippe, specie di quelli complicati o pluricomplicati, con i cronografi più blasonati, le celebri referenze (è il numero che designa un modello) 130 e 1463 degli anni '50 e'60, a fare da zoccolo duro per qualsiasi collezione. Importante poi registrare come le stime dei Rolex siano, da qualche anno a questa parte, in crescita esponenziale. Un vero boom, legato però ad un solo modello, il celebre Daytona, che in alcune rare versioni di quadrante, ha toccato in questi giorni anche la quotazione di scambio record di 500mila euro. Da notare, proprio per questo celebre cronografo, come l’euforia non riguardi più solamente il celeberrimo quadrante “Paul Newman”, quanto le versioni speciali, i prototipi e le varianti meno conosciute. Se poi si vuole rischiare, ma solamente un pochino, allora in cassaforte si potranno anche mettere alcuni storici Panerai, ricercati e pagati cifre costantemente in crescita, ed i Cartier più rari ed inusuali.

In tutti i casi, con accortezza e pazienza, il risultato saranno delle collezioni la cui quotazione non subirà mai impennate (in positivo o in negativo) fuori dal comune, ma manterrà il suo valore nel tempo: e questo, nel momento attuale, è già molto.

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