Il tono è ecumenico. La platea è la solita, quella dell’omelia, pardon, editoriale, che ogni domenica, da buon padre fondatore, Eugenio Scalfari rivolge alle sue pecorelle, pardon, lettori, dalle colonne di Repubblica. E la buona novella della settimana, da meditare e sviluppare tanto più che domenica e lunedì prossimi si torna al voto per i referendum, che di solito non gliene frega niente a nessuno ma stavolta invece no, è così sintetizzata dal titolo: «Soffia il vento del popolo sovrano».
Un’ovvietà a prima vista. In un Paese democratico che si regge su libere elezioni è il popolo che attraverso il voto decide, e in quanto tale appunto è «sovrano», chi governa. Non è stato forse «sovrano» il popolo che nel 2008 ha sancito la vittoria di Silvio Berlusconi? E non era pur sempre «sovrano» il popolo di milanesi che nel 2006 incoronò sindaco a primo turno Letizia Moratti? Beh no, non proprio. Perché se il punto di osservazione è generale, allora sì, è vero, anche quello era popolo sovrano. Ma se il punto di vista è particolare, e quello di Scalfari, il guru dalla barba bianca venerato dall’intellighenzia di sinistra lo è, ecco che «popolo sovrano» diventa il suo mondo, la sua sinistra radical chic che flirta coi centri sociali ma sta nei salotti. Come quella che, a Milano, ha vinto le amministrative portando sullo scranno più alto di palazzo Marino l’avvocato Giuliano Pisapia.
Parte proprio dalla Madonnina la parabola domenicale del fondatore di Repubblica, pubblicata ieri. «Venticinquemila persone – esordisce nonno Eugenio, quasi fosse una favola da raccontare ai nipotini – hanno formato una lunghissima fila a Milano per poter stringere la mano al neo sindaco, Giuliano Pisapia. Un fatto simile – annota – non era mai accaduto né a Milano né altrove, anche perché una fila lunga chilometri non somiglia a una piazza affollata e urlante di passione e di insiemità». Eccola, l’élite di sinistra, di cui Scalfari, oltre che guru, è la perfetta incarnazione. La plebe urlante no, fa un po’ cafone, disturba l’occhio e le orecchie. Gli intellettuali, le sciure bene dei quartieri alti, i più o meno vip che a queste amministrative meneghine si sono schierati in fondo con uno di loro, l’avvocato radical sì ma anche chic, ecco, quella è l’incarnazione del «popolo sovrano». «Popolo sovrano» 25mila persone, su 671mila milanesi che al secondo turno sono andati a votare? E vabbè, mica si può andare per il sottile nelle favole. Anche una minoranza, se l’ottica di partenza è quella del salotto, diventa una marea.
L’esempio iniziale è solo propedeutico alla teorizzazione vera del guru di Repubblica. Ecco il suo sogno: far sì che questa minoranza elevata al rango di «popolo sovrano» possa scalzare la maggioranza del popolo sovrano-plebe che nel 2008 ha eletto premier Berlusconi. «Se i referendum del 12 giugno raggiungeranno il “quorum” – spiega Scalfari – saranno nell’ipotesi minima 25 milioni e mezzo di elettori a deporre la loro scheda nelle urne. Si esprimerà cioè il popolo sovrano direttamente, senza dover passare per il filtro dei partiti e delle liste. Il popolo sovrano e il cittadino diretto portatore della sovranità diffusa esprimeranno la loro volontà anzitutto con la partecipazione e poi nel merito, con un “sì” o con un “no”. Se questo avverrà, sarà molto difficile per il Pdl continuare ad appellarsi ad un popolo che gli ha dato torto per la seconda volta nell’arco di un mese. Vorrà dire che il vento è veramente cambiato e che la sola strada da percorrere sarebbe quella d’un governo nuovo di zecca che gestisca gli ultimi due anni di questa legislatura oppure lo scioglimento anticipato delle Camere e nuove elezioni». Alt, stop, un attimo.
Tralasciando il non trascurabile dettaglio che il Pdl sui referendum ha lasciato libertà di voto e che nel partito, così come a sinistra, ci sono posizioni differenziate, la questione è proprio di numeri.
Venticinque milioni e mezzo di persone sarebbero «popolo sovrano» perché, andando alle urne, permetterebbero il raggiungimento del “quorum”, e gli oltre 37 milioni di italiani che nel 2008 hanno votato alle Politiche sono minoranza? Una plebaglia da calpestare visto che alla fine sono usciti vincitori il Cavaliere e il Pdl? È la democrazia, bellezza. La democrazia da salotto radical chic di Scalfari & Co.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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