Paolo Virgoletti è uno dei maestri liutai italiani emergenti nella zona tra Cremona e Reggio Emilia, dove la sua famiglia lavora nel settore da decenni. Ha iniziato come allievo del nonno e dello zio, per poi passare nell'atelier del fratello, nella bottega del maestro Elio Severgnini e - negli ultimi due anni - in quella di José Maria Lozano a Madrid. Oggi lavora a San Polo D'Enza.
Cosa spinge un giovane artigiano verso la liuteria?
«Il mio mestiere è rimasto inalterato nel tempo, addirittura nei secoli, e consente di mettere il nome dell'artigiano su di un oggetto che, di fatto, è bellissimo. Ma non si tratta di una semplice etichetta. Tutto, in un violino, esprime la personalità del liutaio: la scultura del riccio, il taglio delle effe, l'intarsio del filetto, la ricerca delle esatte bombature, la difficile stesura della vernice e quindi, infine, le caratteristiche sonore. Ogni strumento costruito da un liutaio è un pezzo unico, inimitabile e riconoscibile anche dopo secoli».
Il mercato dei violini ha subito una crisi?
«In realtà non si può parlare di vera e propria crisi in un settore di questo tipo, poiché ogni volta che uno strumento italiano di alto livello esce dalla bottega del liutaio si affaccia su un mercato di violinisti e di investitori grande quanto il mondo, un mercato virtualmente inesauribile».
Qual è la tipologia dei compratori?
«Dei trecento strumenti prodotti ogni anno dai migliori maestri liutai italiani - che sono una trentina - più del novanta per cento va all'estero. Personalmente, ho forte richiesta da parte dei musicisti orientali: Taiwan, Hong Kong, Tokyo. Centri nevralgici del mio mercato».
Ma il senso di un simile investimento?
«I violini di pregio sono pochi e le persone che vogliono suonarli sono tante. Così, la domanda intorno a questi strumenti cresce costante, aumentando il loro valore. Per esempio alcune Fondazioni basano il loro investimento in violini proprio sulla rivalutazione nel tempo dello strumento e sulla possibilità, nel mentre, di noleggiarlo».
Quanto è necessario per cominciare a investire in violini?
«Per un buon violino moderno costruito da un liutaio italiano si parte da 7mila per arrivare a 15mila, in base alla popolarità dell'autore e alle qualità sonore. Per uno strumento del '900, invece, si va dai 25mila ai 100mila euro, a seconda del liutaio che lo ha creato e dello stato di conservazione. Per i violini del Settecento o dell'Ottocento bisogna prestare molta attenzione all'autenticità e alle condizioni dell'oggetto. Occorre affidarsi alla consulenza di un esperto, che possiede attrezzature sofisticate. Le quotazioni non scendono comunque sotto i 200mila».
Chi ha già acquistato uno strumento, come può farlo fruttare?
«Consiglio di metterlo a punto e di affittarlo, così il violino rimane sempre visibile sul mercato, gira il mondo, coperto da assicurazione, non rimane chiuso in un caveau e migliora le proprie qualità sonore. E dà anche un aiuto al musicista nell'esprimere il proprio talento».
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