I magistrati ora minacciano E Spataro guida la rivolta

MilanoDecine, centinaia di e-mail che partono dai tribunali di tutta Italia. Iniziano a piovere nel fine settimana, e ieri mattina - con la riapertura degli uffici giudiziari - diventano un’alluvione. È la rivolta dei magistrati contro la riforma della giustizia annunciata dal governo Berlusconi. Una rivolta che ha già uno slogan: «A riforme epocali, risposte epocali». Copyright del magistrato che di questa sollevazione preventiva è il primo firmatario: Armando Spataro, sostituto procuratore della Repubblica a Milano. Sulla carta, oggi Spataro è un «soldato semplice» della magistratura: ha lasciato la carica di procuratore aggiunto, ha rinunciato a candidarsi alla guida delle procure di Genova e di Venezia. Un pm come tutti gli altri (unico vezzo, l’ufficio grande come una piazza d’armi). Ma anche il punto di riferimento di quella parte di magistratura che sta affilando le armi in vista dello scontro frontale col potere politico. E quasi tutti i messaggi si aprono all’insegna della parola d’ordine lanciata da Spataro: «A riforme epocali, risposte epocali». E in molte di esse serpeggia un’esplicita preoccupazione verso la linea dei vertici della Associazione nazionale magistrati.
All’esterno, l’immagine della Anm non è certo quella di un sindacato «morbido». All’interno delle toghe, invece, sta prendendo piede una fronda che accusa la dirigenza Anm di essere troppo «attendista», e preme perché le iniziative di lotta della categoria vengano decise, annunciate e messe in atto senza neanche aspettare che sia noto il testo ufficiale del progetto di riforma. Nella sua dichiarazione, quella che ha dato il via all’alluvione, Spataro evita accuratamente di lanciare l’idea dello sciopero immediato. Il pm milanese non vuole dare l’impressione di scavalcare l’Anm. «Spataro - spiega un suo collega, con un parallelo significativo - non vuole creare la Fiom dei magistrati». Ma il clima, per alcuni aspetti, è quello.
E Spataro in fondo lo dice chiaramente: serve «una risposta in tempi rapidi che non consista nell’ennesimo, per quanto ottimo e condivisibile, comunicato stampa». E accusare i «moderati» dell’Anm di avere prodotto finora solo comunicati stampa (per quanto «ottimi» e «condivisibili») dà la misura dell’asprezza che può raggiungere lo scontro interno alla magistratura in questa fase cruciale. L’attacco preventivo di Spataro investe praticamente per intero tutti i punti della riforma, almeno nelle ipotesi circolate finora sui giornali: dall’ipotesi di due Csm distinti per giudici e pm, alla creazione di un’Alta corte di disciplina che giudichi le colpe dei magistrati, alle proposte di limitare o indirizzare l’obbligatorietà dell’azione penale. Quest’ultima pensata, in particolare, spaventa poco Spataro: per il semplice motivo che andrebbe introdotta con una modifica costituzionale, e sarebbe relativamente facile spazzarla via con un referendum di cui gli stessi magistrati potrebbero farsi promotori e che non avrebbe bisogno del quorum.
Per capire quale sia invece il vero nemico, l’innovazione cui il magistrato milanese guarda con la preoccupazione maggiore basta leggere un suo articolo del settembre 2009 sulla rivista del «Movimento per la giustizia»: è il tentativo del centrodestra di sottrarre ai pm la gestione diretta della polizia giudiziaria, oggi il braccio armato delle Procure. Solo controllando direttamente gli investigatori, impedendo loro di riferire il contenuto degli atti d’inchiesta ai loro superiori e attraverso questi al potere politico, sono state possibili le indagini più delicate di questi anni: da Mani Pulite al caso Abu Omar, fino al Rubygate.

Anche Massimo D’Alema e Pier Ferdinando Casini, ricorda il pm, avevano provato a spezzare il legame tra procure e polizia. Ed è qui, ritiene Spataro, che si gioca il futuro delle inchieste dei prossimi anni. E per questo è pronto a lanciare lo sciopero delle toghe. Piaccia o non piaccia all’Anm.

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