I medici contro le scatole nere in sala operatoria

L’eventualità che un «grande fratello» sorveglierà nel futuro più prossimo tutti i dipendenti del Policlinico Umberto I ha fatto andare su tutte le furie buona parte dei camici bianchi. E venire a conoscere il progetto dalle esternazioni, a mezzo stampa, del direttore generale Ubaldo Montaguti non ha fatto che amplificare il dissenso tra quei motivi che erano davvero molteplici. Primo fra tutti «la violazione dello statuto dei lavoratori che vieta categoricamente l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori». A sostenerlo è la Fials Confsal, che minaccia di intraprendere azioni giudiziarie semmai il manager passasse dalle parole ai fatti avviando la progettazione per la sistemazione delle telecamere nelle 24 sale operatorie dell’ospedale.
Mentre le motivazioni di tale acrimonia si potrebbero dedurre con la lettura del testo di legge (n.300/1970) che sottolinea «gli impianti di controllo richiesti da esigenze organizzative e produttive, ovvero dalla sicurezza del lavoro, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali. In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l’ispettorato del lavoro, dettando, ove occorre, le modalità per l’uso di tali impianti». E si aggancia proprio a questi ultimi concetti la replica della Fials a Montaguti: «A oggi, in qualità di organizzazione sindacale non siamo stati avvisati di tale novità mentre, le voci che arrivano presso le sedi sindacali dal Policlinico stanno dando segnali di profondo sconcerto e tensione tra il personale - sostiene Gianni Romano, segretario regionale - . Tutti sentimenti dettati dal modo di fare troppo autoritario e univoco del direttore generale». Ma è pure il «capitolo pazienti» a preoccupare il sindacato. Già, perché oltre alla violazione statutaria per i lavoratori si andrebbe ad aprire un dibattito su quella che è la privacy del paziente chirurgico. E il perché è presto detto: «Siamo esterrefatti nel constatare che il direttore Montaguti nel suo compendio non abbia assolutamente tenuto in considerazione un’informativa dettagliatissima dovuta ai pazienti per comunicare che saranno sottoposti a videosorveglianza e quindi, tenuti a consentirlo o meno, firmando una liberatoria».
Quanto al capitolo sull’eventuale archivio dei videoclip la Fials attende di sapere da chi saranno visionati i filmati e dove saranno conservati. Insomma a ben guardare il progetto del manager ferrarese che sarebbe servito da stimolo e controllo degli operatori sanitari è accolto con forte perplessità anche dall’Ordine provinciale dei medici che, pur dicendosi favorevole a qualsiasi forma di tutela del paziente, diversamente «trova riduttivo che in una situazione come quella dell’Umberto I si parta dalla coda anziché dalla testa dei tanti problemi strutturali e manageriali che lo affliggono - commenta Mario Falconi, presidente dell’Ordine-.

La notizia diffusa alla stampa è sicuramente suggestiva ma prima di installare scatole nere è indispensabile assicurare che l’intera macchina sia nelle perfette condizioni di funzionare e compatibile con le norme vigenti in materia di privacy del paziente e di pieno rispetto dello statuto dei lavoratori».

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