Per i medici era sano, ma morì di polmonite

Alessia Marani

È morto in seguito a una polmonite connatale il piccolo Gabriel Moreno, il bebè dato alla luce nella clinica Nuova Itor di Pietralata il 4 novembre del 2005 e spirato appena quaranta ore dopo nel nido dell’ospedale. Classificato come codice 5 (bimbo sanissimo), il piccolo sarebbe stato in perfetta salute per i medici e gli infermieri della struttura ospedaliera, ma gli strani tremori di quel fragile corpicino e le macchie rosse sulla sua pelle non convincevano affatto la mamma, Fabiola Donati, comunque continuamente tranquillizzata dai sanitari. Quando la mattina del 6 novembre, improvvisamente, il piccolo morì dopo affannosi tentativi del rianimatore di salvargli la vita, la donna presentò un esposto alla Procura. Il pediatra parlò allora genericamente di «morte bianca», mentre il referto riportava di un «arresto cardiocircolatorio dovuto a ipoglicemia».
Dell’altro giorno l’esito della perizia affidata dal sostituto procuratore Francesco Dall’Olio alla dottoressa Caterina Offidani, medico legale, e al neonatologo Andrea Natta, sulla base dell’esame autoptico effettuato sul piccolo Gabriel e sull’analisi delle cartelle cliniche e dei verbali stilati da pediatra, anestesista e cardiologo nelle ore successive al decesso. «Lo scenario che ne viene fuori - afferma l’avvocato Luciano Randazzo che assiste assieme alla dottoressa Arianna Longobardi i coniugi Fabiola e Stefano Donati - lascia allibiti. L’autopsia da subito evidenzia la presenza di polmonite connatale nel bambino, associata a segni di ipertensione polmonare, di sofferenza miocardica da ipossia (riduzione dell’ossigeno nei tessuti, ndr) con ipertrofia ventricolare destra e grumi nei vasi in risposta all’infezione. Eppure in nessuna delle annotazioni sulla cartella clinica pare che qualcuno dei sanitari se ne sia accorto. Anche se, stranamente, risulta iniziata una terapia antibiotica con Unasyn per via intramuscolare. Di cui, come affermano i periti, non c’è traccia di spiegazione. La prima segnalazione di un dato patologico riguarda il valore della glicemia, alle 5.30 del 6 novembre. Nessuno, però, fa caso a un valore estremamente elevato di potassiemia che non viene menzionato in cartella. Le condizioni di Gabriel - continua Randazzo - vengono riportate come normali fino alle 11.40 del 6, momento della chiamata del rianimatore. L’accesso venoso tramite incannulamento della vena ombelicale avviene solo dopo le ore 12.25 da parte del neonatologo». Scrivono gli esperti nella perizia: «Nessun riscontro clinico sembra dunque esserci rispetto alle patologie, soprattutto quelle polmonari e infettive, risultanti dall’esame autoptico. Vi è una sostanziale discrepanza fra il complesso dei dati anatomo-patologici e quelli derivanti dalla descrizione dello stato clinico riportato in cartella». Non basta. Secondo Offidani e Natta, «sul versante anatomo-patologico il quadro è quello di una patologia dell’apparato respiratorio. Si può solo ipotizzare che detta patologia sia stata misconosciuta, ovvero non descritta in cartella dal personale sanitario che ha osservato il neonato». Insomma, nessuno si sarebbe reso conto della polmonite di Gabriel.

I periti chiedono comunque di poter esaminare altre valutazioni e i vetrini usati per l’autopsia. Dopodiché il pm potrà richiedere il rinvio a giudizio del pediatra e, eventualmente, degli assistenti per omicidio colposo. alemarani@tiscali.it

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