Simona Lorenzetti
da Torino
«Vorrei tanto delle spiegazioni. Adesso la cosa più importante è che mia moglie riesca a salvarsi, ma mi piacerebbe che quei signori che l'hanno soccorsa e poi hanno stilato il referto di morte mi telefonassero per dirmi come sono andate veramente le cose».
Si guarda attorno con aria incredula, Roberto Gallo, il marito di Loren Aparecida Dos Santos Landin, la trentenne brasiliana che sabato sera, dopo un incidente stradale, è stata dichiarata morta e lasciata a terra sotto un telo per oltre unora in attesa dei necrofori. Sono stati loro ad accorgersi che invece respirava ancora.
Adesso la donna è ricoverata all'ospedale San Giovanni Bosco di Torino. È in coma e i medici non sono ottimisti. Le prossime 48 ore saranno fondamentali. Il marito ha trascorso gran parte della giornata di ieri accanto a lei: «Un'ora di ritardo nei soccorsi, mi auguro solo che questo non le sia fatale» continuava a ripetere. La Procura di Torino questa mattina aprirà ufficialmente un fascicolo: anche i magistrati sono intenzionati a vederci chiaro in questa storia che ha del paradossale. Lo scandire degli avvenimenti lascia quantomeno intravedere delle responsabilità da parte dei medici che hanno soccorso in prima battuta la donna e ne hanno dichiarato la morte. Se la giovane brasiliana non dovesse farcela, la loro posizione rischierebbe di compromettersi ulteriormente. E si dovrà anche valutare quanto il ritardo delle cure abbia inciso sulla possibilità della donna di salvarsi o, comunque, di raggiungere una guarigione completa.
Sabato 2 settembre, Loren Aparecida Dos Santos Landin, 29 anni, trascorre il pomeriggio a Torino. Intorno alle 19 si mette alla guida della sua Rover 214 per tornare a casa a Saluggia, nel Vercellese. Percorre la superstrada che da Torino conduce a Chivasso. L'incidente avviene alle porte di Brandizzo. Stando a una prima ricostruzione effettuata dalla Stradale, la donna avrebbe azzardato un sorpasso e avrebbe poi perso il controllo dell'auto. Dopo aver sbandato, la vettura va a schiantarsi contro lo spartitraffico di cemento. L'impatto è violentissimo. La giovane donna viene scaraventata fuori dall'abitacolo, forse non indossa la cintura di sicurezza. All'arrivo dei soccorsi, polizia stradale e medici del 118, il corpo della brasiliana giace inerme sull'asfalto, in una pozza di sangue. I medici dell'ambulanza dell'unità di soccorso avanzato la danno per spacciata, anche l'elettrocardiogramma avrebbe dato esito negativo. A quel punto, sono le 20, il medico ne constata il decesso e redige il referto. Un istante dopo, il corpo della donna viene coperto da un telo bianco. L'ambulanza se ne va e sul posto, in attesa dell'arrivo dei necrofori, restano solo gli agenti della polizia stradale per eseguire gli ultimi rilievi e per vegliare il corpo della vittima. Poco dopo le 21 arrivano i necrofori per portare via la salma. Scaricano la cassa di zinco per adagiarvi il «cadavere» e trasportarlo all'obitorio. Ma quando girano il corpo, vengono colpiti da uno schizzo di sangue. Non solo, la donna emette dei gemiti e, seppur a fatica, respira ancora. È una corsa contro il tempo.
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