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«I mercati non aspettano: un altro governo o il voto»

«I mercati non aspettano: un altro governo o il voto»

RomaE ora? Ora chiarezza, coraggio ma soprattutto velocità. Gli squali di borsa ci stanno azzannando e tutto possiamo permetterci, dice Giorgio Napolitano, tranne un vuoto di potere. E quindi, o subito, la settimana prossima, «un nuovo governo» in grado di «prendere ogni necessaria decisione», o prestissimo, «in tempi ristretti», il voto anticipato. Il capo dello Stato non prevede una terza soluzione, «sono infondati i timori di un prolungato periodo di inattività», e lavora per le larghe intese. «Per trarci fuori dalla condizione allarmante in cui ci troviamo, devono cadere chiusure e vecchi tabù e serve un clima di confronto e di rinnovata responsabilità». Mario Monti, non a caso neo-senatore a vita, già si scalda a bordo campo: come reagiranno i mercati a questa pre-investitura?
Dunque, Napolitano accelera. Un discorso la mattina, un comunicato il pomeriggio, una nota in serata. Tre interventi pubblici in un giorno per dare un colpo ai veti incrociati e contemporaneamente rassicurare i mercati. Infatti, «di fronte alla pressione sui titoli del debito che ha raggiunto livelli preoccupanti» e anche ai dubbi delle opposizioni che si aspettavano che rimandasse subito il Cav alle Camere, il capo dello Stato vuole «fugare ogni equivoco» e mettere nero su bianco il percorso della crisi. Primo, «non esiste alcun incertezza sulle dimissioni del presidente del Consiglio», che diventeranno «operative con l’approvazione della legge di stabilità». Secondo, il provvedimento anticrisi «sarà approvato in pochi giorni», forse entro la settimana. Napolitano l’ha già visto, gliel’ha portato Tremonti.
Sabato o domenica, è il terzo punto, Berlusconi rimetterà il mandato e partiranno le consultazioni. Il Cavaliere era disposto ad anticipare il passaggio, Napolitano ha preferito non creare altri vuoti di potere. «Grazie, meglio seguire il nostro accordo». Ultimo punto: «Entro breve tempo si formerà un nuovo governo che possa, con la fiducia del Parlamento, prendere ogni altra necessaria decisione». Questo scenario ha una sola variante, il fallimento della trattativa, che in serata sembra però vicina alla conclusione. E comunque, se il negoziato tra le parti fallirà, «si scioglierà il Parlamento per dare subito inizio a una campagna elettorale da svolgere in tempi ristretti».
Al piano nobile del Torrino del Quirinale stanno già attrezzando la sala stampa. Il giro d’orizzonte del capo dello Stato sarà rapido e con una linea guida stabilita. «La coesione nazionale - spiega - è lo sforzo che mi guiderà nell’arbitrare la crisi di governo che sta per aprirsi». Sono «ore difficili e delicate, che richiedono nuovi comportamenti nelle istituzioni e nelle forze politiche». L’Italia è al centro di una tempesta finanziaria internazionale anche al di là dei propri peccati. Il problema centrale è che «è insorta una grave crisi di fiducia nel nostro Paese». Ora, se da un lato «nessuno può mettere in dubbio il ruolo centrale dell’Italia nell’Europa», dall’altro serve qualcosa di più. Dobbiamo «riguadagnare la credibilità per uscire da una stretta pericolosa».
Saranno lacrime, sudore e sangue.

«Ci è richiesto - conclude Napolitano - un impegno immediato e di lunga lena nella gestione della finanza pubblica e nell’affrontare riforme sempre mancate». Lavoro insomma per un governo d’emergenza, capace di misure impopolari. Ma alla fine «l’Italia farà il suo balzo».

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