«I miei allievi devono farlo Le regole sono sacrosante»

L’insegnante scrittrice: «È intollerabile anche che i giovani vestano a scuola come al mare»

Per Paola Mastrocola, scrittrice e insegnante, le regole di buona educazione nella scuola vanno reintrodotte. «Gli studenti sono maleducati e neppure sanno di esserlo - spiega -. Per esempio, se un adulto si presenta davanti al portone di una scuola alle otto del mattino dove c’è una ressa di studenti, non lo fanno passare».
Perché?
«Non hanno la minima idea di cosa siano le norme di buona educazione, come aprire la porta oppure spostarsi o non urtare un docente che passa. E se ti urtano non chiedono neppure scusa».
Situazione grave?
«Decisamente. C’è una contro-educazione in atto che ha fatto saltare tutte le regole. Ma è anche colpa nostra. Abbiamo educato questi ragazzi a essere estroversi e invasivi in ogni momento e in ogni luogo. E adesso nessuno aspetta di parlare quando l’altro finisce. Si assiste a una specie di frastuono collettivo che qualcuno chiama partecipazione».
Un retaggio del ’68?
«Sì, viene tutto da lì. Molti educatori, ora cinquantenni, sostengono che il ragazzo è tanto più bravo quanto più è attivo. Ascoltare una lezione, non dire nulla se non si ha nulla da dire, sono considerati sintomi di passività».
Quindi serve un ritorno alle regole?
«Sarebbe sacrosanto. Ma per cambiare ci dovrebbe essere una mutazione generale».
E se le regole venissero fissate dall’alto?
«Che bello se ci fosse una legge che imponesse la buona educazione! Del resto, io faccio sempre alzare i miei studenti quando entro in classe».
E loro che ne pensano?
«Sono felicissimi di farlo. Si instaura una sorta di rito gradevole a tutti. Purtroppo si è smesso di far alzare i ragazzi per una finta idea egualitaria. Anche i presidi, però, potrebbero cominciare a non tollerare tutto ma ad esigere qualcosa».
Per esempio?
«Non dovrebbero permettere che i ragazzi vengano a scuola vestiti in modo disastroso, con pantalonacci e la pancia fuori o con gli infradito quando fa caldo. La scuola non è una spiaggia».


E che ne pensa di reintrodurre il «lei» come hanno fatto in Francia?
«Benvenga, a cominciare dalle elementari dove tutto si fonda su un’idea di gioco. Invece ci sono regole che vanno accettate da piccoli, perché poi i ragazzi arrivano alle superiori già sformati».

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