Lei è sempre molto convincente, caro Granzotto, però le forti critiche provenienti dallEuropa e dalla Chiesa allesito del referendum svizzero sulla non proliferazione delle moschee fa pensare...
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Guardi, gentile lettrice, che gli svizzeri hanno detto «no» alla proliferazione dei minareti, non delle moschee. Cè una bella differenza, perché la libertà di culto e di edificare luoghi di culto rimane. Ma poi, cosè e qual è questa Europa che bacchetta gli svizzeri? Parla un sottocommissario, parla uno dei 736 europarlamentari, parla il portaborse del rappresentante cipriota al Consiglio e sarebbe lEuropa a parlare? Udendo una delle tante fatue esternazioni che le Rosybindi rilasciano ai microfoni volanti, lei, gentile lettrice, penserebbe forse che è stata lItalia a parlare? Oltretutto sta benedetta Europa gli euro capataz lhanno voluta anemica, di serie B. Labbiamo letto, no? Come primo, primo in ordine di apparizione, presidente dellUe e come prima Alta commissaria i capataz hanno scelto Herman Van Rompuy e Catherine Ashton, subito rubricati come «figure minori», di low profile. Due schiappe, insomma, e con rispetto parlando. Ma anche se fossero delle cime, perché la loro parola deve essere imposta come oracolare? Mi ripeto, e chissà per quante altre volte lo farò ancora: chi è bischero in patria resta bischero pure a Bruxelles, anche se avvolto dalla bandiera blu stellata, come una eurolandica Gea della Garisenda. Possiamo dar retta a una «Europa» che prima ci intima di togliere i crocefissi dalle pareti delle aule scolastiche, poi sindigna perché gli svizzeri non vogliono che crescano a casa loro fungagioni di minareti? Sono o non sono entrambi simboli? E se la croce dovesse offendere la sensibilità dei marmocchi islamici, perché il minareto non dovrebbe offendere quella dei cristiani?
Quanto alla Chiesa, lasciamo perdere, gentile lettrice. Da tempo, ormai, sè «elvetizzata» facendo piazza pulita dei propri simboli. Di tonache, labito talare del clero cattolico, ne vede, in giro? E di tonsure, di chieriche? Anche i cardinali vestono il clergyman (e clergyman vuol dire «sacerdote protestante», bel paradosso, eh?) mentre i preti «di strada», no global, no-preti, vanno in jeans e maglione. E le chiese costruite negli ultimi tempi? Sparito tutto ciò che è simbolico: paiono supermercati o garage o i famigerati centri polifunzionali. Non parliamo poi dei campanili, che oltre a essere un forte simbolo cristiano, come quei missili, quelle V2 chiamati minareti per lislam, sono un pezzo della nostra identità nazionale (campanile sta o non sta per paese natale?). Non se ne erigono più o li si erigono sghembi o tozzi o a forma di ala, di vela, di ciminiera futurista. Sono finiti in cantina anche aspetti simbolici della liturgia: fedeli che si autocomunicano, laici che scorrazzano su e giù per laltare e che pronunciano lomelia, chitarre e bonghi in luogo del sublime organo, canzonacce da balera in luogo degli inni liturgici, spettacolini da avanspettacolo in luogo del raccoglimento e della preghiera.
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