Varca i confini d'Italia la fama di Vittorio Sgarbi. Non come critico d'arte, ma come sindaco di Salemi, la cittadina in provincia di Trapani un tempo nota solo per i vigneti e per aver dato i natali ai cugini Salvo e adesso celebre ovunque per il percorso di rinascita che Sgarbi, in meno di un anno, è riuscita a farle compiere.
Proprio a Salemi, o meglio al suo sindaco, è dedicato un ampio reportage del Los Angeles Times, siglato dall'inviato, Sebastian Rotella. Un lunghissimo articolo (il testo integrale è visibile attraverso il link http://www.latimes.com/news/nationworld/world/), con tanto di richiamo sulla prima pagina del sito e foto a corredo, significativamente intitolato: «Mayor is what puts ruined Siciliy town on the map», «Il sindaco che ha rimesso sulla mappa la città caduta in rovina». Già, caduta in rovina, crollata. Proprio dal terremoto del 1968, quello che devastò la valle del Belice, parte il reportage dedicato a Salemi. Ma solo per fare un parallelo tra «forze della natura»: il terremoto di 41 anni fa; e la nuova «forza della natura - così dice testualmente l'articolo - che ha colpito Salemi»: Vittorio Sgarbi, appunto, che ha avuto il grande merito di svegliare una Salemi ormai in decadenza.
Il paese è come lo sfondo. Ma il vero protagonista è lui, il sindaco che ha saputo inventarsi l'assessore alle Mani in Pasta e quello al Nulla. Ma soprattutto il primo cittadino che ha avuto l'idea geniale di catalizzare l'interesse internazionale con una trovata semplice quanto originale: cedere a un euro (un dollaro e 35, spiega diligentemente l'articolo) le case del centro storico a vip e nomi noti che si impegnano a ristrutturarle e riportarle in vita. Un successo, che ha portato acquirenti da mezzo mondo nel trapanese. L'inviato del Los Angeles Times sottolinea che tra i nuovi proprietari di case c'è persino Peter Gabriel, ed elogia l'iniziativa, ricordando che Salemi, città araba fondata nel nono secolo, un tempo era nota soltanto per i suoi trascorsi storici e come il feudo dei Salvo (un clan mafioso, spiega il testo ricordando anche la storia del mai provato "bacio d'onore rituale", in casa dei Salvo, tra «il capo della mafia e un primo ministro italiano»).
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