Con i Modena City Ramblers il vernacolo diventa rock

Da noi la musica popolare è sempre stata considerata musica minore; non è certo la madre di tutti i suoni moderni come accade in America con il country e il blues. Onore quindi ai Modena City Ramblers che con un’equilibrata sintesi di folk, rock e mille influenze stilizzate propongono un suono ruspante, lunatico, eccitante in linea con le loro radici rurali. Sono tosti e genuini e l’hanno dimostrato con la nuova tournée conclusasi con tre tappe all’Alcatraz di Milano, a Pordenone e Cesena. Le loro canzoni sono una continua integrazione di chiaroscuri, dove la veemenza della batteria e delle chitarre elettriche sposa le avvolgenti trame del violino, delle chitarre acustiche, della tromba, delle voci. Un’orchestra itinerante che incrocia pagine vecchie e nuove come la rombante La musica nel tempo e la tenera Canto di Natale, la battagliera La legge giusta e l’«irlandese» In un giorno di pioggia.

Ispirandosi ai Pogues hanno creato una cifra stilistica ben definita e seguita da uno zoccolo duro di fan impegnati ma sempre pronti a scatenarsi in una creativa danza popolare (ai loro show c’è una compatta fauna di freak impenitenti). Tra rock e vernacolo (La stagioun di delinqueint)un’avventura importante e sempre più consolidata nel nostro panorama artistico.

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