C aro direttore,
nell'editoriale del 21 giugno Giannino della Frattina sostiene che Parisi non si sia del tutto «sporcato le mani» per ottenere la vittoria. Personalmente dissento. Innanzitutto dal fatto che il nostro candidato sindaco abbia qualche responsabilità. Non dimentichiamo che Stefano Parisi alla fine ha ottenuto 40mila voti in più rispetto alla somma delle liste a suo sostegno. Segno che la sua intenzione di andare «oltre il centrodestra», recuperando elettori che non si riconoscono in nessuno dei partiti del vecchio perimetro di quell'area politica, è andata a buon fine. Occorre rigenerare una proposta politica innanzitutto sui programmi, su contenuti che intercettino interessi veri dentro la società. E questo è quello che ha fatto Parisi, provando a ipotizzare soluzioni di governo a fenomeni e a un malessere veri, spesso snobbati dalla sinistra e interpretati invece dalla Lega.
Ecco perché non è stata una minestra riscaldata quella di Stefano Parisi. Ecco perché quello a suo sostegno non è stato un mero cartello elettorale. Ecco perché i numeri stessi dicono che non c'è stato bisogno di un apparentamento al secondo turno, avendo Parisi da solo riportato alle urne tutti gli elettori del primo turno e avendone recuperati altri 28 mila. L'esito delle amministrative dice solo che quella è la strada giusta da perseguire. Si è costruita in due mesi una coalizione che non esisteva e si è giunti a spaventare una grande macchina organizzativa come quella del Pd, oltre ad un competitor che, diciamocelo, era in campagna elettorale dal 1 maggio 2015. E questi due elementi alla fine hanno fatto la differenza. Dopo il primo turno la grande macchina organizzativa che aveva portato solo qualche mese prima migliaia di persone a votare alle primarie interne, è ripartita più motivata che mai. Dall'altra parte tutto questo non c'era e non c'è. C'è stato e c'è un ottimo Stefano Parisi che ha fatto un'impresa straordinaria. È da qui che si riparte per ricostruire un'alternativa alla sinistra. Il tentativo di scaricare su di lui la colpa di una mezza sconfitta (ma che può anche essere letta come mezza vittoria) appartiene più alle logiche di un apparato vecchio che vuole togliersi di mezzo un competitor interno pericoloso. La verità è solo una: a Milano abbiamo trovato un leader.
*consigliere comunale
di Milano Popolare
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