Cultura e Spettacoli

I MOVIMENTI DELLA RAI CHE VERRÀ

Proviamo ad anticipare, con buone probabilità di azzeccarci, lo scenario che la Rai dell'Ulivo sta delineando per i suoi assetti imminenti. Si sa che ogni rivolgimento televisivo avviene a cavallo tra luglio e agosto e anche quest'anno accadrà così. Proviamo quindi a capire cosa ci attende, a partire da quel che sarà ufficializzato a breve e proseguendo con ciò di cui ancora non si parla. Si sa già che Raiuno e Raitre saranno sotto il diretto controllo dell'Ulivo, che piazzerà due direttori di proprio gradimento alla loro guida, mentre Raidue rimarrà territorio del Polo che non ha ancora sciolto le riserve sul designato. Già decise, invece, le direzioni delle reti «uliviste»: a Raitre andrà Giovanni Minoli, che incassa in questo modo la prebenda per essersi speso nella campagna elettorale a favore del candidato Prodi, a Raiuno viene «promosso» (le virgolette sono d'obbligo, e spiegheremo perchè) l'attuale direttore di Raitre Paolo Ruffini che ha fatto crescere nel corso degli anni i dati di ascolto della sua rete al di là di ogni rosea previsione. Questi i nomi, già sussurrati nelle scorse settimane e sui quali non c'è intenzione di schiodarsi. Quel che ancora non è emerso, invece, è lo stato di autentica fibrillazione che sta accompagnando queste nomine e le loro ripercussioni, anche se ufficialmente nei corridoi della Rai non trapela ancora nulla. A cominciare dall'arrivo di Minoli a Raitre, che con il suo carattere e la sua indole accentratrice provoca già il mal di pancia ad Andrea Vianello e al suo Mi manda Raitre (non è mai corso buon sangue tra i due), a Federica Sciarelli alla guida di Chi l'ha visto? (difficile convivenza visto il taglio del programma sempre più orientato sul fronte delle inchieste), alla redazione di Primo Piano (che vedrebbe minacciata l'attuale estensione oraria), a Fabio Fazio (con Che tempo che fa) che non intende venire a patti con Minoli sulla scelta degli ospiti e traslocherebbe subito su Raiuno insieme ad altri programmi di punta come Report. Ruffini, a sua volta, ha tutta l'aria di vivere la presunta promozione a Raiuno come una iattura: carattere mite e non portato alla bellicosità, dovrà occupare il 90 per cento del tempo a barcamenarsi tra gli spazi richiesti da Bruno Vespa, le pretese autarchiche di Bibi Ballandi e dei suoi varietà, il potere di Raifiction sempre difficile da gestire. In più, avrà l'obbligo di fare grossi ascolti anche con programmi di qualità che difficilmente riusciranno a rispettare, in prima serata, la soglia del 23 per cento obbligatoria per la rete ammiraglia.

Con uno scenario del genere, si può scommettere su una stagione della Rai ulivista ad alto rischio di conflittualità, con Raiuno e Raitre sull'orlo di una crisi di nervi.

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