I nipoti di Confucio scoperti con l’esame dei cromosomi

da Pechino

Un test del dna svelerà ai cittadini del Celeste Impero se siano eredi di Confucio. Per scoprire se nel proprio sangue scorrano i geni del grande pensatore, ai cinesi basterà un semplice esame del patrimonio genetico. L’istituto di ricerca cinese di Pechino sta infatti revisionando il «pedigree» del grande filosofo, vissuto dal 551 al 479 avanti Cristo, per mettere a punto una base di dati con il dna dei suoi discendenti: in questo modo si otterrà un riferimento sicuro per tutti coloro che vogliano sottoporsi a test e vedere se, tra i propri avi, figuri anche il celebre fondatore del confucianesimo.
L’Istituto genoma di Pechino, che lavora sotto l’egida dell’Accademia delle Scienze, sta raccogliendo nel suo archivio il codice del Dna dei discendenti della dinastia confuciana. Una volta terminata questa fase, coloro che hanno il dubbio su una possibile lontana parentela con il celebre pensatore potranno sottoporsi al test del Dna e, grazie a specifici meccanismi di confronto, sapere se effettivamente hanno nel proprio sangue i geni del grande filosofo. Una scoperta che, per molti cinesi, sarebbe sicuramente fonte d’orgoglio: Confucio è infatti il filosofo e il pensatore più famoso della tradizione del Celeste Impero, e le sue dottrine continuano a dominare numerosi aspetti della vita quotidiana e culturale, anche nella Cina moderna.
Secondo le stime, il pensatore, che fu anche statista ed educatore nel VI secolo avanti Cristo, oggi potrebbe avere un totale di quasi tre milioni di potenziali «eredi»: circa 2,5 milioni di discendenti si troverebbero ancora in Cina, mentre un altro mezzo milione vivrebbe sparso tra Corea del Sud, stati dell’America del Nord e altri Paesi del Sud Est asiatico.


I suoi insegnamenti, fondati sulla buona condotta di vita, il buon governo dello stato attraverso la pratica delle virtù principali (ovvero carità, giustizia, amor filiale, rispetto della gerarchia), l’osservanza dei riti della tradizione (soprattutto per quanto riguarda il rispetto della famiglia, dei genitori e degli «antenati», il cui culto è ancora molto diffuso anche al giorno d’oggi) e lo studio diligente, hanno influenzato profondamente l’Asia orientale per secoli: durante l’epoca imperiale i principi del confucianesimo erano infatti diventati il manuale di comportamento (anche a corte) e il codice di «diritto pubblico» ufficiale. Le sue dottrine hanno dominato la cultura cinese e sono state rielaborate intorno al decimo secolo dopo Cristo, prendendo il nome di «neoconfucianesimo». sono arrivate fino a noi grazie alla predicazione dei Gesuiti.

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