Azione dimostrativa della «Rete attitudine No Expo» - il coordinamento dei collettivi che hanno organizzato la Mayday Parade e i «No Expo Days» - di cui fanno parte i collettivi milanesi tra cui Zam, Cantiere, San Precario e Lambretta, a Eataly di piazza XXV aprile. Decine di ragazzi e ragazze sono entrati nel megastore per «protestare contro l'esposizione universale che porta ancora più precarietà a Milano, a causa dei contratti precari realizzati in collaborazione con i sindacati» e contro lo store di Farinetti «che si maschera da azienda etica ma sfrutta il lavoro precario». Entrati nel tempio del gusto sorto sulle ceneri del teatro Smeraldo gli autonomi hanno messo in scena un flash mob in cui si sono esibiti in un ballo «per mettere l'accento sul fatto che dove un giorno qui c'era un teatro e si faceva cultura oggi gli artisti che si esibiscono non vengono pagati». Altri hanno simbolicamente «bloccato le casse» pagando la merce con monetine da 1 centesimo e distribuendo volantini.
Il riferimento è alle denunce, finite sui giornali, dei dipendenti degli store di Torino, Roma, Firenze o Napoli che lamentavano stipendi da fame, 800 euro al mese per quaranta ore settimanali, domeniche comprese. Così è noto che i dipendenti di piazza XXV aprile hanno un contratto a tempo determinato. «Ci stanno raccontando che Expo 2015 è aperto a tutti. Noi sappiamo che non è così - gridano gli autonomi -. Dietro il racconto di un evento coinvolgente, postmoderno e finto partecipativo si nasconde una delle peggiori operazioni di devastazione, saccheggio e spartizione del territorio degli ultimi anni. Eataly, assieme a Slow Food e Coop, ha un ruolo fondamentale in questa storia: contribuisce a rendere appetitosa e pulita la facciata di Expo».
Come avevano annunciato gli organizzatori quest'anno la Mayday parade è stata dedicata a Expo e si è trasformata in una tre giorni di incontri, dibattiti e concerti fino a notte fonda, come lamentano i residenti di piazza Carbonari su cui si affaccia la palazzina occupata dagli autonomi. Una «tre giorni per fare il punto e organizzare la volata finale di opposizione ad Expo 2015: 12 mesi all'apertura dei cancelli, 12 mesi in cui continuare ad inceppare il meccanismo del grande evento» e organizzare blitz e sabotaggi. Il risultato finora più eclatante è stato il sabotaggio, avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì delle ruspe impegnate nel cantiere per la nuova Darsena. Quattro macchinari sono stati resi inutilizzabili per le picconate al motore. Nell'area del cantiere è stata issata una bandiera No Tav. «Contro l'Expo come contro la tav sabotare i cantieri».
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