I no global cacciano Alemanno: a Roma non parli

Il blitz organizzato dal «disobbediente» D’Erme. Ronchi (An) scrive a Pisanu: un gravissimo atto di intimidazione

Massimo Malpica

da Roma

«Alemanno vattene dal nostro quartiere democratico e antifascista». Una contraddizione riassunta tutta in uno striscione. Quello esposto dal centinaio di militanti di Action e di altri movimenti per la lotta per la casa che ieri sera hanno democraticamente deciso di negare il diritto di parola al ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno. Un gesto che ha spinto il portavoce di An, Andrea Ronchi, a scrivere al ministro dell’Interno Beppe Pisanu per denunciare il «gravissimo atto di intimidazione politica» e il «grave clima di violenza politica che si sta creando a Roma per colpa dell’estrema sinistra e dei centri sociali».
Alemanno, che è il candidato sindaco di An per la capitale, avrebbe dovuto intervenire alle 18.30 nella sala consiliare del X Municipio a un convegno sulle politiche abitative. Un posto «caldo», senza dubbio: il parlamentino presieduto dall’ex direttore del Manifesto, Sandro Medici (eletto come indipendente per Rifondazione comunista), è quello che poche settimane fa aveva deciso di istituire «in proprio» i registri per le unioni civili, «battezzando» di fatto i pacs anche tra omosessuali. Lo stesso Medici, per far fronte all’emergenza abitativa, aveva poi «requisito» 15 appartamenti sfitti, e proprio due giorni fa il Tar del Lazio aveva negato la sospensione del provvedimento preso dal presidente, con una decisione che ha fatto molto rumore.
Ma ieri nella piazza di Cinecittà si è visto un film più vecchio e decisamente più avvilente. Un centinaio di manifestanti, guidati dal consigliere comunale «disobbediente» Nunzio D’Erme ha occupato la sala del consiglio, fermamente risoluto a impedire l’arrivo del ministro. «Combattiamo la cartolarizzazione che questo governo persegue a tutti i costi, l’occupazione è legittima e pacifica», hanno spiegato. E nonostante la condanna del gesto da parte dello stesso Medici, del sindaco Walter Veltroni, dei Ds di Roma e ovviamente di An, il boicottaggio è riuscito.
Niente di nuovo, si diceva. Il revival del clima intollerante da anni ’70 si era già riaffacciato poco più di un anno fa. Il 3 novembre del 2004 una durissima contestazione dei collettivi di sinistra della «Sapienza» di Roma sbarrò il passo al vicepremier Gianfranco Fini, che per evitare di far degenerare la situazione annullò la sua partecipazione a un convegno sulla Costituzione europea organizzato da Azione Giovani alla facoltà di Giurisprudenza.
In quell’occasione fu proprio Alemanno, pochi giorni dopo, a rivendicare il diritto alla libertà di espressione, intervenendo a un convegno sugli Ogm alla Terza università di Roma nonostante un tentativo di far «saltare» l’incontro. Ma ieri, invece, il titolare del ministero di via XX Settembre ha preferito annullare l’appuntamento. «Tornerò nel X Municipio il 2 febbraio», ha spiegato l’esponente di An, criticando la «provocatoria manifestazione del consigliere comunale D’Erme, che prefigura chiaramente un atteggiamento violento e intollerante». «La mia decisione di non recarmi sul luogo dell’occupazione - ha spiegato ancora Alemanno - è un atto di responsabilità che però non deve significare la rinuncia la diritto democratico di parlare con gli elettori di Roma. Per questo - ha concluso - chiedo di poter utilizzare giovedì 2 febbraio la sala del X municipio per una nuova manifestazione». L’appello del candidato di An a «garantire il diritto di parola» viene raccolto subito dallo stesso Medici, rammaricato di «non essere stato abbastanza persuasivo nel dire agli occupanti di andarsene», mentre i Ds sparano: «Nessuno spazio per manifestazioni antidemocratiche come quella inscenata da Action».

E anche Veltroni stigmatizza il comportamento «inammissibile» di D’Erme & Co: «In un Paese democratico - attacca - nessuno può impedire a nessun altro di parlare. È l’abc della democrazia». Non troppo elementare, visto che le cose sono andate diversamente.

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