I no global: «Occuperemo il Comune»

Claudia B. Solimei

da Bologna

Il 2 novembre, quando il sindaco di Bologna Sergio Cofferati aprirà il dibattito sulla legalità all’interno della sua giunta, collettivi, no global, centri sociali ed esponenti del sindacalismo di base si sono dati appuntamento, proprio in Comune, per un’assemblea autoconvocata. L’ultima volta che è successo qualcosa del genere era lunedì scorso ed è finita con le cariche della polizia e le manganellate. Sul fronte politico, dopo la decisione dei Verdi di non partecipare alla discussione sulla legalità in consiglio comunale, ieri un nuovo documento di Rifondazione comunista ha ribadito la necessità di «tornare al programma di mandato».
Intanto si è aperto un nuovo fronte. Fino a oggi erano tutti d’accordo solo su un punto, a Bologna: bene aveva fatto il sindaco ad accendere Sirio, il vigile elettronico che multa automaticamente chi, senza permesso, entra nel centro storico. Fino a oggi, appunto, perché a far infuriare di nuovo i partiti di una maggioranza già zoppicante sotto i colpi delle ruspe del Cinese, come Rifondazione, i Verdi e la Margherita (a cui si sono aggiunti stavolta i comitati anti-smog), è stata la decisione di spegnere proprio Sirio il sabato. In questo modo il Comune cerca di andare incontro alle richieste delle associazioni dei commercianti, che da mesi lamentano un calo di vendite.
Ma l’annuncio, con gli animi già esasperati, ha scatenato una pioggia di critiche senza precedenti: i Verdi hanno suggerito addirittura il ritorno alle urne, visto che Cofferati agirebbe ormai senza tenere conto del programma di mandato. Il Prc ha definito la decisione «una gravissima e inaccettabile incoerenza». La Margherita ha parlato di «scelta incomprensibile e contraddittoria». Tra i partiti, gli unici ad applaudire sono stati, al solito, i Ds: «Cofferati ha fatto bene, perché prima ha fatto rispettare le regole, poi ha stilato un’intesa con i commercianti» ha dichiarato il capogruppo della Quercia in Comune, Claudio Merighi. Poi, però, ci sono i comitati dei cittadini, pronti a scendere in strada il 5 novembre per bloccare fisicamente le auto e a inscenare uno sciopero dello shopping.
Sullo sfondo, ancora una volta, il tema della legalità, e c’è chi accusa il Cinese di adottare due pesi e due misure: le ruspe e le multe contro i deboli, rom e lavavetri, un’accomodante apertura a favore dei poteri forti, in questo caso i commercianti, in barba al divieto di accesso in centro. Al colmo del paradosso, c’è infine il fatto che uno dei firmatari dell’accordo con i negozianti è l’assessore al Traffico Maurizio Zamboni, del Prc.

«Si tratta di un ragionevole punto di equilibrio» fra doveri dell’amministrazione ed esigenze economiche, si è difeso Cofferati, che ieri, in un incontro con altri comitati sul tema del degrado, è stato ancora contestato: cinque studenti volevano leggere un documento critico sugli scontri di lunedì, lui lo ha impedito, accettando però di incontrarli in separata sede. Loro si sono messi dei cerotti sulla bocca.

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