I Nomadi con la grinta di sempre

Beppe Carletti: «Con il nostro ultimo lavoro abbiamo ritrovato lo stile degli anni ’90»

Simone Mercurio

Per chi ama la canzone d’autore, sono dei vecchi compagni di strada i Nomadi, con i loro quarant’anni di carriera. I Nomadi «parte prima», quelli mitici con Augusto Daolio e i testi anche di Francesco Guccini. E i Nomadi «parte seconda», quelli di oggi, quelli che quest’anno hanno partecipato al festival di Sanremo portando una canzone che parlava di pace e di guerra, senza le solite rime fra amore e cuore tipiche del carrozzone festivaliero.
Punto fermo della band, da sempre, la passione civile e la presenza di Beppe Carletti, tastierista e anima fondante dei Nomadi, che domani sera si esibiranno nell’attesa data romana del «Roma Rock festival» all’ippodromo delle Capannelle, dalle 21. In tanti avevano pensato che con la scomparsa, nel 1992, del grande Augusto, vera icona rappresentativa della band, che i Nomadi fossero finiti.
E invece, nonostante lo choc e la disperazione dei molti fan in quell’anno, il gruppo decide di continuare l’avventura e portare avanti il messaggio di Augusto con una formazione modificata. Praticamente una big band, una carovana che da allora porta in giro la sua musica, allegra, diretta, gioiosa, propositiva o di denuncia. Un’allegra brigata intenta, tra l’altro, ad appoggiare con la sua solidarietà, tantissime iniziative di volontariato e di raccolta fondi.
Rock, grinta, rabbia, testi attuali e giustamente «arrabbiati» anche nel loro ultimo disco Con me o contro di me, uscito subito dopo la partecipazione sanremese (primi nella categoria «gruppi») con Dove si va. Il disco è subito grande successo: vende già 90mila copie in 4 giorni, e diventa in breve tempo disco di platino.
«Come si fa a stringere la vita e intanto fuori scoppia la notte, dove si va, come si fa se vivere da queste parti è come tirare a sorte», recita la canzone presentata al Festival. Una canzone scritta a più mani che parla della guerra che si combatte ogni giorno, la lettera di un reporter di guerra scritta a un figlio lontano. Lo sgomento, la paura e l’impossibilità di descrivere la follia che accade intorno a lui ogni giorno, ogni notte.
«È il 29° disco dei Nomadi, un traguardo importante e impensabile per tanti artisti come per noi - spiega Beppe Carletti - una storia lunga, una vita, costellata da tante gioie, ma anche tante amarezze. Ogni lavoro che abbiamo realizzato è storia a sé. Quest’ultimo titolo ne è l’esempio. A differenza dei nostri ultimi cd questo racconta anche di storie che ci riportano ai Nomadi dei primi anni ’90. Gli ultimi anni di Augusto».


Domani sera sul palco dell’ippodromo delle Capannelle, Beppe Carletti (tastiere) , Cico Falzone (chitarre), Daniele Campani (batteria), Danilo Sacco (voce), Massimo Vecchi (basso e voce), Sergio Reggioli (violino e percussioni).

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