«I nostri elettori sono più uniti di noi»

(...) un riferimento per quel popolo che già ragiona in maniera bipolare».
Perché non raggiungete allora l’elettorato che vi precede?
«L’idea di Fini di aver rilanciato il discorso sul Partito Popolare Europeo ha proprio questo significato. Non si tratta mica di diventare tutti democristiani. La Csu tedesca di Soiber può ben essere definita più di destra di noi. Occorre ragionare come un unico grande partito che si esprime con toni moderni ma conservatori. Ci sono An e Forza Italia, ma penso ad Aznar in Spagna, ai gollisti in Francia. E poi qui oggi abbiamo Berlusconi, Fini e Casini, domani ci sarà qualcun altro, ma i valori restano».
Torniamo in Liguria? Da queste parti il Ppe sembra molto lontano?
«In Liguria credo si possa fare questo tipo di discorso. A parte la fuga in avanti di certi esponenti dell’Udc. Ne vengo da un incontro con la Fondazione Italia.it, tra i cui promotori c’è anche Claudio Scajola. A quell’incontro partecipava Michele Vietti, portavoce nazionale dell’Udc, che ha ribadito i discorsi di un nuovo centrodestra».
Insomma, l’Udc come partito è d’accordo. Lei ce l’ha con qualcuno in particolare.
«Con qualcuno che per difendere posizioni personali perde di vista l’interesse comune. Non è questione di nomi, ma mi riferisco a chi pensa magari solo a difendere la propria posizione di consigliere. Qui si tratta di far ripartire Genova e la Liguria».
E come?
«Intanto i fatti hanno dimostrato che la giunta Biasotti, pur con i mille difetti che poteva avere, era senz’altro meglio della giunta Burlando. Se Biasotti avesse avuto più politica di centrodestra sarebbe ancora governatore».
Politica di centrodestra cosa significa?
«Ad esempio, se avesse dato più ascolto al popolo del centrodestra che non alle richieste di certe lobby, per carità positive e assolutamente non illecite, ma troppo condizionanti e che si muovono facilmente a sostenere ora uno schieramento ora l’altro».
Le comunali di Genova 2007 sono troppo vicine per il partito unico?
«No, anche se per ora si lavora a liste unite di Forza Italia e An per le Europee 2009. Ma a Genova c’è da cogliere le difficoltà della sinistra in preda a un delirio di onnipotenza, divisa su tutto, compresa la spartizione dei candidati».
E avere già un candidato che possa cavalcare subito queste difficoltà non sarebbe stato meglio per il centrodestra?
«Prima dobbiamo trovare una coalizione seria e determinata che porti avanti un programma, così potremo trovare facilmente un candidato sindaco serio e determinato disposta a guidarla».
Ci risiamo. Vuol dire che oggi alla Cdl oggi manca qualche pezzo per essere seria e determinata?
«In Italia il popolo ha fatto una chiara scelta bipolare. Noi, qui in Liguria, abbiamo qualche politico che non ha ancora fatto questa scelta. Che per interessi di bottega si fa trascinare da una parte o dall’altra».
Allora fuori il progetto. Vediamo chi non ci sta.
«Occorre definire con chiarezza l’immagine di quesata città e di questa regione. Se le vogliamo unite alla Lombardia e al Piemonte. Scegliere le direttrici per lo sviluppo, se puntare prioritariamente sul turismo, o sull’industria, o sul porto. Non si può continuare ad andare avanti a strappi, un po’ in tutte le direzioni senza prendere una strada precisa».
Il ritratto del sindaco ideale?
«Sento parlare di donne, piuttosto che di imprenditori, o di politici. In realtà serve qualcuno che sappia per prima cosa mobilitare l’elettorato del centrodestra, chiamarlo alla battaglia, risvegliare l’entusiasmo, prima di andare a cercare i voti all’esterno. Troviamo un condottiero che ci porti alla crociata, liberiamo il Santo Sepolcro e poi vedrete che qualche moro che ci aiuta lo troviamo lungo il cammino.

Ma non possiamo permetterci di perdere i nostri. Serve una personale credibile anche per gli elettori moderati che hanno paura a votare la Margherita per non finire nelle mani dei Ds, ma è ancora più importante ridare forza e speranza al popolo di centrodestra».

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