Per i nostri nonni solo badanti doc

Esiste un modo laico e razionale di affrontare il problema «badanti», cioè quelle lavoratrici che assistono nelle case gli anziani. Il fatto che queste persone svolgano un ruolo sociale è secondario, perché esse sono (più o meno) regolarmente retribuite e non richieste di erogare affettività. Esattamente come le baby sitter che si occupano dei nostri bimbi o gli infermieri che seguono i disabili.
Che cosa è dunque tutto questo piagnisteo sulle badanti clandestine, come se all’improvviso dovesse crollare la nostra intera società senza il loro aiuto? Occorre innanzitutto mettere ben dritta sui piedi la questione. A Milano esiste da tre anni presso il Comune l’Albo delle badanti, lavoratrici regolari, con permesso di soggiorno, formate professionalmente e certificate dall'istituzione. Attualmente conta 1.500 iscritte. Domanda alle famiglie: è meglio ospitare in casa e affidarle la mamma anziana una ragazza la cui competenza e onestà ci viene garantita dal Comune o pescare a caso nel mucchio selvaggio della clandestinità?
Si obietta che la badante in nero costa meno. Grazie tante, bella scoperta. Intanto se si dovesse arrivare a una regolarizzazione i contributi andrebbero comunque pagati, prima o poi. Secondariamente, ci sentiamo davvero con l'animo in pace a farci complici di una situazione di illegalità? E poi magari andiamo a manifestare in piazza per la sicurezza e la legalità.

Infine va ricordato che i Comuni virtuosi come Milano (la città che vanta il primato dell'attenzione al welfare) erogano buoni socio-assistenziali (da 300 a 600 euro al mese) proprio per quelle famiglie in difficoltà che scelgono l'assistenza domiciliare per gli anziani. E piantiamola di dire che in Italia non funziona niente. Possiamo anche fare a meno dei clandestini per aiutare i nostri familiari. O no?
* assessore alle Attività produttive del Comune di Milano

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