«I nostri valori contro il nuovo paganesimo»

Massimo Malpica

«Al nuovo paganesimo di Rutelli e Veltroni noi contrapponiamo una società di valori». La «punta» dell’Udc, Mario Baccini, sceglie la casa del Pellegrino, al Divino Amore, per fare il punto con il popolo centrista sulla corsa per il Campidoglio, incassando anche la «benedizione» del presidente della Camera Pierferdinando Casini.
Baccini lancia la sfida al sindaco sul piano culturale, ed evoca persino uno «scontro di civiltà». «Da un lato - spiega il ministro della Funzione pubblica - abbiamo la civiltà del passato, con Veltroni che rappresenta il paganesimo con i fuochi d’artificio. Dall’altra la civiltà del futuro, che noi vogliamo costruire affrontando i problemi concreti, ascoltando la gente e difendendo i valori». Discorso più che mai adatto alla sede scelta per la convention elettorale, e il candidato dell’Udc, ospite del santuario, non si preoccupa affatto di unirsi alla compagnia di quanti reclamano la laicità della politica, rivendicando in coerenza il recupero della «politica dei simboli», citando Wojtyla e Ratzinger e ribadendo che «non c’è libertà né società senza valori: questa è la grande battaglia del nuovo Papa e il coraggio dei cattolici impegnati in politica». Tra gli applausi della platea, l’esponente centrista del governo promette battaglia: «Rutelli e Veltroni hanno fatto le romanelle - chiosa - ovvero le verniciate per coprire i problemi, mentre noi dobbiamo affrontare e risolvere i problemi della nostra Roma». Per farlo, spiega il ministro, non bisognerà cadere nelle insidie della «politica d’oggi», che è «effimera, plastica facciale, apparenza. Noi invece dobbiamo essere più concreti, schierarci dalla parte dei valori».
A «certificare» la designazione di Baccini c’è anche Casini. Il presidente della Camera elogia il «suo» ministro, gli riconosce il merito di aver «risvegliato» la Cdl a Roma, ricordando che «le candidature di Alemanno e di Antoniozzi non esistevano prima che Baccini scendesse in campo. Il centrodestra si è svegliato perché Baccini e l’Udc danno fastidio a tutti. Continuiamo a farlo e non addormentiamoci». Infine, l’augurio al candidato di giocarsi questa sfida fino in fondo, magari fino a salire in Campidoglio. Perché, spiega Casini, «Veltroni non può pensare di essere l’imperatore di Roma». «Nessuno è più sul piedistallo - insiste il leader centrista rivolto al primo cittadino della capitale - anch’io sono sceso dopo cinque anni. Scenda pure Veltroni e faccia campagna elettorale».
Polemico con il sindaco anche il segretario regionale dell’Udc, Luciano Ciocchetti, che dopo aver invitato i militanti del partito a rilanciare la sfida «di una politica al servizio della città» dà la sua lettura della strategia di governo del primo cittadino, che di fronte ai problemi di Roma, quello dell’emergenza abitativa su tutti, «scarica» le colpe sul governo o sulla ex giunta regionale di Storace.

«Dobbiamo smascherarlo, metterlo di fronte alle sue responsabilità: è ora di finirla con la storia che il Campidoglio non ha avuto finanziamenti dal Governo. Quanti miliardi di euro il comune di Roma ha ricevuto dal governo e dall’ex giunta regionale? Quante opere sono state possibili grazie alle risorse individuate dal centrodestra?».

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