Massimo Malpica
da Roma
Il «nuovo» calcio ricomincia dal decalogo dellAntitrust. LAuthority, chiusa lindagine conoscitiva sul professionismo (che prosegue per lanalisi dei diritti tv, i cui esiti sono attesi per la fine di giugno), suggerisce alla Figc le sue «tavole della legge»: dieci regole per ripulire il pallone e liberare un mercato definito, tabelle alla mano, «ingessato» dalle baronie: la Gea è largamente in testa per quote di mercato, e anche dietro spiccano i «soliti noti».
Dieci regole per una concorrenza più ampia, facilitando laccesso alla professione, alleggerendo la forma dei contratti di procura ed eliminando molti vincoli cui si sottopongono i calciatori legandosi a un agente. Ma lorganismo presieduto da Antonio Catricalà tocca lattualità, stigmatizzando «linidoneità» del regolamento Federcalcio a recidere i conflitti di interesse «da parentela». Ogni riferimento ai casi dei Moggi, Alessandro e Luciano, e dei Lippi, Davide e Marcello, non è casuale. LAntitrust incassa il placet del ministro Melandri, che ha incontrato Catricalà: «Servono nuove regole».
Ecco dunque le «linee guida» che per lAuthority vanno «recepite nel nuovo regolamento agenti» della Figc di Guido Rossi, considerato che troppe previsioni dellattuale normativa «non trovano riscontro nel Regolamento Fifa» e possono «ostacolare le opportunità di confronto concorrenziale» e «favorire comportamenti collusivi». La prima è leliminazione dell«Albo agenti». Lesame per ottenere la licenza di procuratore basta e avanza. Il secondo punto critica la modulistica standard per i contratti procuratore-calciatore, che ostacola la concorrenza «nella misura in cui i moduli prevedano vincolo di esclusiva e altre condizioni contrattuali». LAntitrust se la prende anche con le penali che i calciatori devono pagare in caso di revoca del mandato, suggerendone la rimozione. Perché «una maggiore libertà contrattuale - scrive lauthority - indurrebbe gli agenti a competere tra loro anche sotto il profilo delle condizioni offerte ai propri clienti, e consentirebbe ai calciatori di disporre di maggiori elementi di valutazione nella scelta del proprio agente».
Non vanno bene nemmeno le clausole «leganti», come tra laltro «lobbligo di conferire lincarico in via esclusiva a un solo agente» o «il divieto di contattare un calciatore per indurlo a cambiare agente», divieto che tra laltro le intercettazioni di questi giorni hanno mostrato essere rispettato ben poco. Tra laltro non dovrebbe più essere consentito essere agente di calciatori e di allenatori, quantomeno se dello stesso club.
Poi, ecco i conflitti di interesse. «La presenza di legami familiari tra lagente e i soggetti che ricoprono cariche di rilievo nelle società di calcio e nelle federazioni», rileva lorganismo di Catricalà, attribuisce «un vantaggio concorrenziale non riconducibile a una maggiore efficienza dello stesso agente». Insomma, il mestiere dovrebbe «essere precluso ai soggetti i cui parenti ricoprano cariche sociali o dirigenziali e tecniche nelle società o nelle federazioni», o almeno inibito quando il rapporto è entro il secondo grado di parentela. Palla al centro, si ricomincia.
Basterà? I commenti dagli addetti ai lavori non sono univoci. Per lex dirigente di Parma e Lazio Michele Uva il decalogo è «ovvio e tardivo», mentre per Claudio Pasqualin, già presidente dellAssoprocuratori, quello dellAntitrust è un «ottimo lavoro».
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