I nuovi narrastorie televisivi? Ispirati dai vecchi «fogliettoni»

Non basta avere l'ospite vip: bisogna scrivere ogni parte della puntata aiutandosi con i segreti dei romanzi pop

I nuovi narrastorie televisivi? Ispirati dai vecchi «fogliettoni»

D opotutto è il vero feuilleton della televisione italiana. E non contano soltanto gli ascolti che crescono anno dopo anno (stavolta media di sei milioni di telespettatori per il 27% di share). Conta come. Come è costruita ogni puntata, meticolosamente, quasi fosse un film. Cronaca, racconto, parole. E tutto parte da lontano, dalla scelta delle storie, che arrivano via email, fax o telefono a una redazione che li divide per generi: ricerca dell'incontro con il personaggio noto oppure storie d'amore, fratture sentimentali o parentali, torti o abusi subìti, insomma inutile spiegare i dettagli perché C'è posta per te finora ha inanellato quasi duecento puntate in quindici anni. Questo comunque è il molo da cui inizia a navigare ogni episodio di ciò che Louis-François Bertin avrebbe piazzato al piede della prima pagina del suo Journal des Débats .

Le storie. Popolari. Drammatiche. Catartiche.

Prendiamo uno dei momenti più visti di questa stagione: l'apparizione del premio Oscar Matthew McConaughey per la storia delle storie. Marito e moglie innamorati decidono di partire in moto, prendono un buco, cadono, lei finisce sulla sedia a rotelle. Paralizzata per sempre. Non aveva neppure la patente ma ora è il momento giusto: ricominciare. Prende la patente da disabile, forza avanti così. Il marito stordito dal senso di colpa chiama C'è Posta per te per dirle no cara, toglitelo dalla testa, non mi rifaccio un'altra vita, voglio stare con te per sempre e te lo dico davanti al tuo attore preferito. Impossibile non commuoversi. La storia è stata il centro della puntata con McConaughey a lungo silenzioso, deuteragonista muto di una tragedia, Maria De Filippi voce (quasi) fuori campo che la racconta per cinque o sei minuti senza immagini, senza foto, senza niente. Uno dei momenti televisivamente più seguiti dell'anno è stato il trionfo dell'antitelevisione, un racconto puro, quasi radiofonico, così forte da ammutolire anche un premio Oscar che parlerebbe anche da solo in cima all'Everest. E perché l'episodio è stato collocato proprio lì, in quel punto del programma? È il segreto della narrazione. La tata di Fassino dopo trent'anni decise di andare a C'è Posta per incontrarlo invece che scrivere alla segreteria del Pd proprio perché la parte emotiva è la vera calamita di questo programma. De Filippi trascorre due o tre giorni alla settimana incontrando chi richiede aiuto e a parlare con loro. Ciascun ospite poi racconta la propria vicenda in un'ora al massimo, e le sue parole diventano la lettera che si ascolta in onda. Totale aderenza tra personaggio e racconto, uno dei segreti dei grandi film. La lettera viene poi puntellata scenograficamente per creare l'atmosfera o aiutare la climax emotiva. Sono piccoli stratagemmi, e lasciate perdere la molla perbenista o censoria di tanta critica: le esibizioni dei sentimenti non sono mai impudiche perché ciascuno ne parla come vuole. Insomma, se uno piange in maniera scomposta è il suo modo di piangere e quindi non c'è nulla di fine a se stesso anche perché mai sottovalutare il pubblico: non ci sarebbero state diciotto edizioni di enorme successo se non fosse chiaro al pubblico che ciò che si vede è la verità di un racconto che ha davvero quelle persone come protagonisti. Certo, molti si rivolgono a C'è posta per te perché non sanno che cosa fare o propongono episodi senza capo né coda. E nel cinquanta per cento dei casi il postino che deve consegnare la «lettera» passa giorni e notti alla ricerca degli imprecisati destinatari nei paeselli, assistito dai carabinieri o dal prete della parrocchia. Per farla breve il format non andrebbe in onda in ventitrè nazioni, dalla Tunisia all'Afghanistan all'Irak e all'Arabia Saudita e allo Yemen, senza contare Slovacchia o Spagna o Bulgaria o Francia, se il linguaggio che mescola le emozioni non fosse più comune e trasversale di quanto si pensi. Sì, ma come scalettare ciascun episodio? Insomma, come si costruisce una puntata?

All'inizio a C'è Posta per te non c'erano neppure gli ospiti (a parte Sandra e Raimondo, idoli della De Filippi). Poi sono diventati indispensabili quando lo show è stato traghettato al sabato sera e ora spesso sono due, uno addirittura in apertura. D'altronde ora di fianco all'ufficio della De Filippi c'è una stanza di 20 metri quadri che contiene tutte le richieste di incontri vip: in testa Garko e Totti ma c'è di tutto, da Gigi D'Alessio a Miley Cyrus. E nel dosaggio ormai esperto di storie ataviche, amori disamorati o sofferti o ricongiungimenti a sorpresa si crea un «excursus» emotivo che non cala mai di intensità e, bisogna dirlo, ruota intorno al garbo della De Filippi, capace di ottenere le confessioni giuste al momento giusto.

Quindi, visto che C'è Posta è registrato, la costruzione di una puntata è identica a quella di un film, seguendo un'altalena emotiva che pian piano aumenta l'intensità fino, come si capisce ogni volta, a chiudere il feuilleton come nella Parigi metà '800: mettendo un sorriso alla fine dell'ultima pagina, amara o dolce che fosse. L'analisi di un fenomeno, in fondo, è soltanto il racconto dei sentimenti di tutti noi, niente di più ma anche, per fortuna, niente di meno.

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