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«I parroci del popolo lottano con noi. Ma in segreto»

RomaGiuseppe Leoni, senatore della Lega Nord e presidente dei Cattolici padani, è a disagio per le posizioni del suo partito contro la Chiesa?
«Per la verità non mi sento a disagio nemmeno un po’».
Perché è d’accordo con chi nella Lega vuole la revisione del Concordato?
«Perché nella Lega ci sono più anime, ci sono anche gli anticlericali e gente che comunque la pensa in modo diverso dai cattolici. È giusto così».
Voi militanti cattolici, invece, siete in minoranza?
«Forse al governo la Lega ha esponenti che non sono cattolici fino in fondo, anche se Roberto Calderoli e gli altri, lo stesso Umberto Bossi, sono tutti cristiani. Gente che ha rispetto del mondo cattolico. Lo vedo quando espongo le mie posizioni, nessuno cerca di imbavagliarmi».
Da qui a diventare un punto di riferimento per gli elettori cattolici ce ne passa...
«Dobbiamo anche intenderci. Una cosa è la Chiesa, che siamo anche noi, un’altra sono gli ecclesiali, quelli che hanno deciso di fare carriera in quel mondo».
Gli ecclesiali vi sono ostili?
«Sono persone. E come tali possono essere leghisti, antileghisti, prudenti».
Ci sono prelati che vi sono vicini, ma non lo dicono?
«Si, io ho tanti bei rapporti umani con i parroci. Sono soprattutto quelli che sono vicini alla gente a condividere le posizioni della Lega».
E perché i prelati non dicono come la pensano?
«L’unica cosa che mi viene in mente è che quando le cose sono urlate invece che discusse, loro si chiudono a riccio. Il loro modo di fare e la loro educazione gli fa preferire chi non alza i toni».
E quindi non vi appoggiano...
«Non è detto. Un mio amico parroco quando Famiglia cristiana ha attaccato la Lega ha smesso di venderla nella sua chiesa».
Sull’immigrazione però sembrano esserci differenze di sostanza tra Carroccio e cattolici. E non solo con le gerarchie.
«Sull’immigrazione la Chiesa non può che tenere questa posizione: siamo tutti fratelli e bisogna accogliere gli immigrati».
E lei con chi è d’accordo?
«Sui casi di questi giorni c’è da dire che vale più la legge del mare che quella della Chiesa. Se trovi qualcuno in difficoltà in mare abbandoni tutto e salvi le persone. Se è vero che Malta non ha soccorso gli immigrati sulla barca e che poi alcuni sono morti, è una follia. Ed è una valutazione che non c’entra niente con l’essere cristiani».
Cosa può fare un cattolico leghista per gli immigrati?
«Io la settimana prossima parto per l’Africa. Vado in Congo a fare volontariato».
Perché?
«Si dice che gli immigrati vanno aiutati nei loro paesi...».
E lei li aiuta?
«Capisco come vive questa gente. In questi tempi mi sono reso conto che il problema bisogna risolverlo insieme. Servono investimenti internazionali, la buona volontà dei singoli non basta».
E in Africa cosa ne pensano delle idee della Lega?
«Parlo spesso con il vescovo di Pointe-Noire in Congo e lì vedono l’emigrazione come una catastrofe. Nel paese rimangono solo i vecchi e i bambini e si impoverisce il territorio».
Quindi è d’accordo se rimandiamo indietro i giovani del Congo?
«Lui condivide pienamente il divieto di immigrazione clandestina in Europa».
Gli immigrati servono?
«A molti servono. Da quando c’è la legge 194 sono stati fatti 5 milioni di aborti. Esattamente la mano d’opera che ci servirebbe. Siamo una società così funzionale che non facciamo i figli, ma compriamo direttamente dall’estero giovanotti in età da lavoro. Io questo discorso lo faccio da tempo, ma gli ecclesiastici, non mi aiutano molto».
Nella Chiesa ufficiale la sinistra è presente?
«Certo, pesa. Se sei un cattolico di sinistra sei riverito da tutti, se sei leghista no. Faccio un esempio. Luigi Bobba, deputato del Pd, nella scorsa legislatura presentò un suo libro e per l’occasione si scomodò addirittura il segretario di Stato vaticano. Se avessi presentato io un libro non sarebbe venuto mai».
Giorni fa lei ha detto che i leghisti cattolici sono figli di un Dio minore. È così?
«Si.

E anche orgogliosi di esserlo perché la differenza, alla fine, non la fanno gli ecclesiali, ma il Padreterno».

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