A Pegli c'è un progetto, di cui si parla da un paio d'anni, che fa discutere e spinge alla mobilitazione i cittadini. Si tratta della realizzazione di una serie di box interrati nella zona di Via Pavia, nel cuore della delegazione pegliese. Una costruzione prevista al centro di un tessuto urbano caratterizzato dalla presenza di palazzi dei primi del '900 che poggiano le antiche fondamenta a ridosso di un'importante falda acquifera. L'area interessata, proprietà dei frati di Finalpia, comprende il civico n. 4, il palazzo donato dal Papa Benedetto XV e dai marchesi Durazzo Pallavicini all'ordine dei Benedettini e dato in uso per attività pastorali e ricreative alla parrocchia di S. Martino, e il sottosuolo del cinema Eden e della sua arena estiva.
«Il terreno della zona è estremamente fragile e quando hanno provato a trivellare è uscita immediatamente l'acqua, - spiega Nelly Ribolzi, energica signora, animatrice del "Comitato per la difesa del sottosuolo dell'Eden" - c'è un rischio concreto per la stabilità delle abitazioni di via Pavia e dell'adiacente Piazza Bonavino». Ma la deviazione della falda potrebbe nel tempo arrecare danni anche agli edifici siti nelle zone di via Monti, via Beato Martino e via Martiri della Libertà.
Il Municipio si è dichiarato decisamente contrario all'opera, fin dall'inizio. «Abbiamo ascoltato le preoccupazioni della gente, - spiega Mauro Avvenente, presidente del Municipio VII Ponente - e in più occasioni abbiamo manifestato la nostra contrarietà al progetto».
Una delle caratteristiche peculiari del territorio di Pegli è infatti la frequente presenza di acqua nel sottosuolo e la particolare vicinanza della falda acquifera alla superficie. Problemi di natura idrogeologica si sono riscontrati in altre zone di Pegli, quando si è provato a costruire. «In via Dagnino, a seguito di un intervento su una proprietà privata, c'è stato uno smottamento di terreno e alcuni palazzi contigui all'area hanno vissuto situazioni critiche e sono stati evacuati, - spiega il presidente - è la dimostrazione di come il sottosuolo di Pegli sia terribilmente fragile».
In questi due anni i cittadini si sono mobilitati attraverso assemblee pubbliche, volantinaggi e raccolte firme, e hanno ottenuto delle modifiche rispetto al progetto iniziale. A fine febbraio di quest'anno, alcuni esponenti del comitato sono stati invitati a un incontro con il Sindaco Vincenzi, l'assessore all'edilizia privata Vassallo e l'architetto Tomiolo. Il Comune si è reso conto dell'invasività dell'opera e ha proposto ai progettisti una riduzione dello sbancamento, da 4 piani a 2 e mezzo, con la conseguente riduzione del numero di box. «Il Comune ha aperto un confronto con i cittadini e sta cercando un compromesso, questo è sicuramente un fatto positivo, - spiega Avvenente -invece da parte dei progettisti non c'è stata la medesima disponibilità». Attualmente il progetto è in una fase di stallo, il terreno è già stato venduto dai benedettini, ma spetta al Comune dare il via libera definitivo all'apertura del cantiere.
Un altro grave problema che il quartiere si troverà ad affrontare durante i 3 anni previsti per il completamento dei lavori, è quello relativo alla viabilità. I camion necessari per realizzare l'opera saranno infatti costretti a percorrere un percorso tortuoso, attraverso il quartiere giardino, mettendo in ginocchio la circolazione. «Il ponte di via Martiri della Libertà, sopra la ferrovia, è un ponte molto datato (intorno al 1870) e ha un limite di portata stringente, - spiega il presidente - è probabile che i camion superino il tonnellaggio consentito per il passaggio e siano costretti a transitare per altre vie creando problemi alla viabilità di tutta la delegazione». Durante questo periodo verrebbero inoltre ridotti, se non eliminati, i parcheggi lungo le vie interessate, creando ulteriori disagi per i residenti.
E poi chiuderà i battenti lo storico cinema Eden, un presidio sociale importante per il Ponente, un luogo di promozione culturale, in una zona dalla vocazione ancora turistica. Un presidio che i pegliesi e il Municipio vogliono difendere dalla scomparsa definitiva. Rocco Frontera, presidente regionale dell'Aces (Associazione delle sale di proiezione cattoliche) e gestore dell'Eden spiega: «Una volta chiuso il cinema, riaprire dopo 3 anni e con la conseguente disaffezione della gente, sarebbe molto difficile, - e aggiunge - ci sono 2 persone che lavorano nel cinema con contratti a tempo indeterminato e che perderanno il lavoro». L'attività del cinema va a gonfie vele e fornisce un servizio attento alle esigenze dei soggetti più deboli. «Gli anziani che abitualmente frequentano la sala e che non vanno al Cineplex,- aggiunge Frontera - un domani probabilmente rimarranno seduti sulla poltrona di casa». L'Eden è stato il primo a trasmettere in diretta le opere del Teatro Carlo Felice e realizza collegamenti con i teatri più importanti d'Italia. Il fiore all'occhiello è rappresentato dall'arena all'aperto con 600 posti che riscuote da sempre notevole successo. Il nuovo progetto, vista la riduzione dei piani, prevede a titolo di compensazione, la realizzazione di parcheggi a raso, al posto dell'arena estiva. «Noi teniamo duro, - continua Frontera - e il 25 giugno partiremo con la rassegna all'aperto nello splendido giardino».
Unulteriore beffa per gli abitanti, i quali si augurano che alla fine possano prevalere gli interessi della collettività e sia garantita dalle istituzioni, la salvaguardia della sicurezza.
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