Italia '61 fu la celebrazione del centenario dell'unità ma, soprattutto, il grande momento di Gianni Agnelli. In quell'anno ottenne, dal comitato organizzatore dei festeggiamenti, il primo incarico pubblico, come presidente dell'Esposizione Internazionale del Lavoro.
Si divertì a fare il padrone di casa con Walt Disney, Edward Kennedy, Elisabetta regina d'Inghilterra, Le Corbusier, mostrando, agli ospiti, il presepe cittadino e il lavoro della fabbrica di automobili.
La Fiat vallettana dominava il mercato, l'Italia scattava in piedi al solo annuncio del passaggio dei dirigenti torinesi; Mirafiori, detta dagli operai «La Feroce», era il grande punto di riferimento imprenditoriale italiano e non soltanto; l'Avvocato, per il quale gli stessi operai avevano coniato, per l'ondame dei capelli, l'appellativo di «rìsula» (ricciolo), raffigurava il sovrano del Paese repubblicano che viveva il boom economico. Senza alcuna frequentazione forense si è portato appresso il «privilegio» della maiuscola come elemento distintivo.
Gianni Agnelli ha rappresentato l'ultima grande figura internazionale del nostro panorama pubblico e sociale. Per ottanta anni, che sono stati i suoi, lunghi e rapidi, prima della scomparsa, seppe riassumere insieme i piaceri della vita dolce e della dolce vita, l'automobile, le donne, lo sci, la vela, il football, la cultura, l'impresa e, in parte, la politica, ottenendo, nel '91, il titolo di senatore a vita della Repubblica; osservava, a volte compiaciuto, a volte preoccupato, la trasformazione radicale e violenta degli stessi, le lotte sindacali, gli anni di piombo, l'autunno caldo, la marcia dei colletti bianchi, il picchettaggio delle fabbriche. Per gli oppositori non era un nemico, semmai un antagonista, non era il capitalista da eliminare ma da combattere.
Riusciva puntualmente a superare situazioni critiche con una battuta anche perfida, la pronunzia e il fascino accentuavano il sarcasmo, addirittura la sua leggera zoppia, provocata da un incidente automobilistico che gli fratturò la gamba destra, era diventata quasi un segno di riconoscimento sofisticato, come la cravatta fuori dal golf e l'orologio stretto sul polsino della camicia. La morte violenta di Edoardo, il figlio che scelse il suicidio dal viadotto di Fossano, ridusse improvvisamente il suo orizzonte, fu l'inizio lento, tragico della fine.
Non ha lasciato eredi veri, carismatici, storici, se non per naturale successione e designazione. Forse il nipote Lapo, figlio di Margherita, sembra riproporre alcune originalità di postura e abbigliamento. Il resto della dinastia sembra un film nel quale mancano il personaggio principale e la colonna sonora.
Nell'immagine fotografica, Gianni Agnelli distoglie lo sguardo dal grafico dell'Esposizione Internazionale del Lavoro per volgerlo all'obiettivo di Walter Mori. Si considerava il centro di attenzione e di interesse di quella celebrazione. Così fu. Non soltanto per Italia '61.
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