I piccoli ma quotidiani soprusi ai danni dei cittadini indifesi

Caro Direttore,
volendo avere notizie circa il ripristino o no del servizio treni sulla linea del «passante» di Milano, dopo un guasto verificatosi nella mattinata che mi aveva costretto a ritornarmene a casa, ho chiamato il centralino delle Ferrovie Nord e l’operatore, per la semplicissima notizia richiesta, mi ha invitato a comporre un numero a pagamento. Ho quindi scritto un reclamo all’Ente pubblico ritenendo abbastanza vergognoso che un cittadino cliente debba pagare per avere simili informazioni. Il loro «customer care» (chiamarlo ufficio clienti pare sia da pezzenti) mi ha risposto con due righe secche secche confermandomi che il numero a pagamento è l’unico per avere informazioni, che questa è una scelta politica (ma pensa un po’, addirittura una scelta politica) che non intendono modificare. A me sembra invece una cretinata prima che una scorrettezza e mi meraviglio che con tutta la costosa pletora di autorità garanti e di associazioni a difesa del consumatore, alle Ferrovie Nord possano adottare indisturbati simili procedure. La ringrazio per l’attenzione e le sarò grato se vorrà pubblicare questa lettera che, anche se riguarda una piccola cosa, penso sia utile per cercare di modificare in meglio certe abitudini degli apparati pubblici.
Silvio Rogiani - Garbagnate Milanese

Caro Rogiani, quel che lei racconta non è «una piccola cosa». O meglio, non sarebbe una piccola cosa se fosse un episodio isolato. Purtroppo, invece, fatti come quello che le è capitato sono sempre più una regola.
Proprio l’altro giorno un collega mi ha mostrato la sua piccola scocciatura. Gli è arrivata una bolletta dal Comune di Milano: 18 euro e undici centesimi di tassa rifiuti solidi urbani. Una sciocchezza, come cifra. Ma relativa a una casa che il collega non ha più. L’ha venduta ben prima del periodo indicato nella cartella. Il collega ha girato la bolletta alla persona cui ha venduto la casa. Questa persona ha controllato e ha constatato che per tutto l’anno indicato nella cartella (il 2007) aveva già pagato l’intera tassa, 180 euro. C’è stato un errore, evidentemente. La nuova proprietaria dell’immobile l’ha fatto presente all’ufficio competente pensando di chiudere lì la questione. Niente affatto. Il vecchio proprietario deve presentare un ricorso, seguendo chilometriche istruzioni. L’errore, insomma, ricade sulla vittima, non sul colpevole. Lo stesso dicasi per alcune multe bizzarre che da qualche tempo ci arrivano. Lo stesso collega - evidentemente sfortunato - ha ricevuto due contravvenzioni: una dal Comune di Roma per essere entrato in una via chiusa al traffico con un’auto con la quale non è mai stato a Roma; e un’altra, addirittura, per sosta vietata (a Milano) di un’auto che non è e non è mai stata sua. In entrambi i casi, l’errore è stato subito chiarito al telefono: ma il malcapitato deve comunque spedire, con raccomandata con avviso di ricevimento, il suo bravo ricorso. Non è l’errore, a dar fastidio. Tutti possiamo sbagliare.

È l’arroganza di chi sa di avere sempre il coltello dalla parte del manico, a essere insopportabile. Il ministro Brunetta ha promesso molti cambiamenti, nella pubblica amministrazione. Speriamo faccia qualcosa anche per mettere fine a queste piccole ma ripetute estorsioni di denaro e soprattutto di tempo.

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