I pirati informatici fanno un buco nero pure sul Big Bang

È inutile che fate gli spiritosi: il buco nero c’era e rischiava sul serio di ingoiare la Terra per sputarla chissà in quale pattumiera. Un buco nella rete di uno dei computer usati per dare vita all’acceleratore Lhc, il Large Hadron Collider, che il Cern di Ginevra ha subito spento perché, vista la voglia di Apocalisse che c’è in giro, non si sa mai. Digitando la password «ecchemminchia» una ciurma di pirati ha attaccato il Big Bang, la particella di Dio, la fine del mondo prossima futura, proprio nel momento in cui la grande macchina del tempo è stata accesa. Magari capitava che ti addormentavi davanti alla tv, come quando guardi le telecronache della nazionale di Bizzotto, e ti svegliavi nel medioevo. Bastava niente per scatenare il tragico tilt. Invece gli hacker si sono limitati a lasciare una loro paginetta, tanto per farsi conoscere, una specie di firma, The Greek Security Team, dentro il sito www.cmsmon.cern.ch, e poi via, in alto mare, verso nuove avventure. Il Cern ha minimizzato: sono entrati solo dentro un server esterno e marginale, quasi una porta di servizio, che non contiene dati importanti, un errore nella configurazione ha reso possibile l’accesso non autorizzato, identificato in poche ore e corretto, l’esperimento non ha mai rischiato di essere compromesso, la fine del mondo non esiste, la Svizzera si qualificherà per i prossimi mondiali. E molto probabilmente è andata proprio così.
Ma le statistiche sfornano dati angoscianti: ogni santo giorno c’è un pirata che si diverte a entrare nei computer altrui, anche quando sono spenti, per farne quel cavolo che gli pare, rubare dati, attaccarti un virus, cancellare il tuo lavoro. Efficaci esempi di fusion, ma nella testa, gli hacker sono convinti che la fine del mondo sia Manuela Arcuri e, modificando i dati del computer, sono capaci di tutto: dichiarare illegittime l’Isola dei famosi, Spagna e Sabrina Salerno, approvare leggi che prevedono la messa al bando della Posta del cuore di Carlo Rossella, dichiarare guerra ai sumeri, trasformare Piero Fassino in uno scheletro impressionante. Persino il pacemaker potrebbe essere attaccato, basta intercettare le radiofrequenze indispensabili per regolarlo e sei morto: o ti ritrovi nell’aorta Linus e Awana Gana che è pure peggio.
Non solo è difficile beccarli, ma spesso le loro scorrerie nemmeno vengono rilevate. Lo fanno per soldi, per dispetto, per dimostrare quanto sono fighi. E peggio di loro sono i cracker, nella doppia versione magretti Galbusera e Gran Pavesi salati, che sono i fratelli più piccoli e più cattivi degli hacker. Si fanno i fatti tuoi attraverso finte e-mail e siti civetta con pagine web clone. Sono talmente bravi che prelevano soldi dai tuoi conti usando il computer di altri, spesso quello dei tuoi figli. Fermarli è come cercare di bloccare lo sbarco in Normandia con fionda e cerbottane.
Spiegano però i cervelloni che la sicurezza vera dei dati dell’Lhc non è così facile da insidiare: è organizzata su tre livelli e ha una rete interna super protetta. Grid, l’enorme rete di calcolo che analizzerà i dati del gigante degli acceleratori, comprende quasi 100.000 computer distribuiti in tutto il mondo. Livello di sicurezza, garantiscono a Ginevra: praticamente inespugnabile.

E quando all’inizio dell’anno prossimo l’acceleratore Lhc funzionerà a pieno regime, il Grid seppellirà i pirati con una valanga di dati paragonabile a quella che si avrebbe se tutti gli abitanti della Terra parlassero contemporaneamente in 20 telefoni. O a quella di tua moglie da sola quando parla con le amiche.

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