I pm non vogliono ascoltare il cognato. Aspettano i prezzi che tutti conoscono

Partita un'altra richiwsta ai magistrati del Principato per saperne di più sui listini immobiliari. Bastava leggere una rivista inglese: nel 2008 per 70 metri quadrati si pagavano fino a 2 milioni

No, non lo sentono. Giancarlo Tulliani rimane nel freezer. Il Giornale si era chiesto, non più tardi di ieri, come mai la Procura di Roma non avesse ancora convocato il cognato. In tempo reale, i magistrati della capitale rispondono: l’inchiesta, che va avanti con grande calma, deve accertare la congruità del prezzo di vendita dell’appartamento di boulevard Princesse Charlotte.
E al momento, la congruità è di là da venire: la prima rogatoria a Montecarlo non ha ottenuto i risultati sperati. Le carte spedite a Roma non risolvono l’enigma e allora i giudici della capitale hanno inoltrato una rogatoria bis nel Principato. Certo, nell’ultima settimana è accaduto di tutto; da Saint Lucia è arrivata la notizia che l’appartamento è di Giancarlo Tulliani. Dettagli, almeno per chi conduce l’indagine.
Il punto, visto che si procede per truffa, è capire se l’immobile fu sottostimato oppure no. E la Procura ha bisogno di informarsi a Montecarlo. Dunque «nulla è cambiato». Tulliani resta in panchina e verrà ascoltato più avanti. Possibile? Possibile che sia così complicato stabilire i valori del mercato immobiliare nel regno del principe Alberto?
Nel 2008 An cedette il quartierino a una società off-shore, la Printemps, per 300mila euro, ma già a un’elementare verifica, quasi a occhio nudo, si capisce che quei numeri non stanno in piedi. Sessanta-settanta metri quadri a Montecarlo avevano e hanno una quotazione molto più alta.
Il Giornale ha intervistato nei giorni scorsi l’agente immobiliare Filippo Apolloni Ghetti che davanti a Fini, un Fini che prendeva appunti e studiava la piantina del quartierino, valutò la casa più di un milione di euro. Più precisamente una cifra oscillante fra 1,2 e 1,3 milioni di euro. Un milione e duecentomila euro del 2002, non del 2008. Sei anni prima. Non solo.
Lo scrupoloso agente chiamò in diretta Giorgio Viganò, un importante immobiliarista oggi scomparso, che limò leggermente la valutazione: 1,1-1,3 milioni di euro. Ma aggiunse anche che Montecarlo, una sorta di Principato a numero chiuso, non fa testo: chi ha pazienza può spuntare cifre ancora più alte perché certi clienti, alla ricerca di una residenza in quel fazzoletto di terra prestigiosissimo, sono disposti a pagare anche di più. Molto di più.
Insomma, l’appartamento, per quanto da ristrutturare, era una gallina dalle uova d’oro. Ci sarebbe voluto davvero poco per incassare un gruzzolo quattro, cinque, sei volte superiore rispetto a quello effettivamente finito nei forzieri di An. Lo stesso Apolloni Ghetti spiega che su due piedi propose a Fini di acquistarlo lui stesso per un milione secco. Ma non se ne fece nulla. E finì in niente anche la preofferta arrivata al senatore Antonino Caruso, oggi nel Pdl ma in passato con Fini: almeno 750mila euro nel 2001.
Cifre che ritornano nelle numerose inchieste che un po’ tutti i giornali hanno effettuato da quando è scoppiato lo scandalo. Tutte o quasi propongono valutazioni dal milione in su. Anche molto più in su. Verso il milione e mezzo, due milioni. E pure di più, in un’ascesa inarrestabile. E che stride rispetto ai miseri dati della compravendita andata in scena nel 2008.
Nello stesso 2008, a sentire gli esperti di una prestigiosa agenzia di Monaco, l’International Property Tribune, 70 metri quadri in boulevard d’Italie sfioravano i 2 milioni di euro. Ma attenzione: senza vista mare, perché quella vale più di tutto il resto. Dunque, per avere due camere affacciate sul Mediterraneo più un posto auto occorreva sborsare, sempre nel 2008, 4 milioni e 700mila euro.
Ma al «peggio» a Montecarlo non c’è limite: dunque International Property Tribune citava il caso di un appartamentino di 50 metri quadri sul mercato all’astronomica cifra di 4 milioni e 900mila euro, per concludere: «I prezzi di Monaco sono i più alti d’Europa».
Eppure An riuscì nell’incredibile impresa di svendere il quartierino a 300mila euro. E Fini nel suo videomessaggio ha fatto di più: ha detto che i suoi tecnici avevano fissato l’asticella a quota 230mila euro. Dunque il prezzo di 300mila euro era «adeguato perché superiore del 30 per cento al valore stimato».
Numeri che lo stesso senatore Caruso, raggiunto dal Giornale, considera «fuori dalla realtà».

«Fini - aggiunge il parlamentare - confonde evidentemente la periferia di Milano o di Roma con un salotto che i personaggi più facoltosi di tutto il mondo si contendono».
Ci vuole poco per conoscere l’andamento del mercato a Monaco. Poco per tutti, ma non per la Procura di Roma. Che è impigliata nella rogatoria numero due. Tulliani, dunque, resta in panchina.

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